Regia di Alex Infascelli vedi scheda film
Dal maestro indiscusso del giallo italiano Carlo Lucarelli esce la storia di “Almost blue”, portato sul grande schermo dall’esordiente Alex Infascelli. Il connubio è un incoraggiante esempio di produzione italiana che, seppur strizzando entrambi gli occhi agli archetipi americani (rispettivamente letterario e registico), rendono un prodotto molto originale per la cinematografia italiana. Si tratta di un noir dalle tinte fosche, che parla di un serial killer bolognese che cambia identità in funzione della sua ultima vittima.
Lucarelli scrive una storia avvincente anche se molto debole (se non fosse sacrilego dirlo, quasi pessima) in alcuni passaggi, ed Infascelli, David di Donatello nel 2000 proprio per la regia di questa sua opera prima, che ne tinteggia cupamente la versione cinematografica. Il primo, nonostante metta in piedi un soggetto di buon livello, si perde molto in alcuni tratti: Simone che viene clamorosamente lasciato solo in un paio di occasioni chiave, il serial killer che nonostante il suo quoziente intellettivo scarsino ed una punta di autismo arriva a gabbare più e più volte la questura bolognese, il questore che appare all’inizio e poi scompare per sempre, le tracce dell’assassino (che ammazza inizialmente solo studenti) che poi finisce per uccidere poliziotti, madri di famiglia e ragazzi handicappati… Il regista invece, quasi enfatizza le pecche del soggetto, angustiandolo per di più con dei campi strettissimi, quasi claustrofobici, e movimenti di macchina fini a se stessi o giochi di luce gratuitamente lynchiani.
Nel complesso l’operazione è di un livello piuttosto buono solo per l’originalità già accennata, ma soprattutto perché le scelte di casting consentono a Claudio Santamaria e Rolando Ravello di confermare le loro indiscusse capacità attoriali.
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