Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Coproduzione franco-italiana per uno Chabrol minore, che scrive questo film insieme all'autore del romanzo da cui è tratto, Jean-Patrick Manchette. La pellicola tradisce immediatamente l'epoca in cui è stata realizzata, mettendo in scena una storia di ideologia portata agli eccessi e quindi di terrorismo, violenza e morte: tutto materiale che in quegli anni si respirava quotidianamente sulle prime pagine dei giornali europei; non che la questione sia esclusivo appannaggio di quel periodo, ma certo era allora più avvertita che in altri momenti, e vedendo Sterminate gruppo zero ce ne si rende facilmente conto. La caratterizzazione dell'anarchico 'duro e puro' interpretato (come sempre non proprio perfettamente) da Fabio Testi spiega chiaramente il concetto: un personaggio figlio di un'epoca e del pensiero che l'ha attraversata. Oltrettutto il copione non va molto per il sottile e si sofferma poco a fornire ai personaggi le debite motivazioni psicologiche, pur senza risultare un prodotto tirato via; così come l'impegno dietro la macchina da presa di Chabrol sembra minore rispetto a quello profuso in altre opere in cui il regista aveva sicuramente più motivazioni dalla sua. Si veda la scena della morte di Mariangela Melato, praticamente tirata via, per meglio comprendere i limiti artistici dell'operazione. Oltre ai due attori italiani già citati, nel cast sono presenti anche Lou Castel, Michel Aumont e Maurice Garrel. 4,5/10.
Capeggiati da un anarchico spagnolo, alcuni terroristi (denominati Gruppo zero) rapiscono l'ambasciatore americano in Francia; ripresi da telecamere nascoste, saranno incastrati dal governo, che non avrà alcuna pietà di loro.
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