Regia di William Friedkin vedi scheda film
Thriller giudiziario teso e avvincente. Buona la prova degli attori. Tuttavia è discutibile e ambiguo, il messaggio che veicola.
Nell’incipit ambientato nella giungla, durante la guerra in Vietnam, assistiamo allo sterminio di due guarnigioni americane: il plotone guidato dal tenente Hays Hodges alias Tommy Lee Jones e poi a quello del tenente Terry Childers alias Samuel L.Jackson che fa la medesima fine. Costui poi, dopo aver catturato il comandante nord-vietnamita, per convincerlo a ritirare la sua squadra, non esita ad uccidere a sangue freddo sotto i suoi occhi, il suo marconista, cosi salva la vita a "Hodges". Salto temporale di 28 anni, l’ormai colonnello Hodges si sta congedando dall'esercito causa ferite di guerra, con una festa il cui ospite d'onore è il vecchio amico, Chileders anche lui colonello,pluridecorato, che ha combattuto a Beirut e nell'operazione Desert Storm. Pervengono notizie allarmanti e Terry viene spedito urgentemente in missione, per consentire l'evacuazione nello Yemen, dell'ambasciatore Mourain alias Ben Kingsley, la moglie e il figlio, che si trovano barricati all’interno, assediati da una folla di dimostranti apparentemente pacifici.Childers scorta Mourain e la famiglia ad un elicottero, ma ad un certo punto la situazione degenera, i marines finiscono sotto una salva di proiettili, sparati da cecchini posti sui tetti, e tre dei suoi compagni ci lasciano la pelle; a questo punto Childers ordina di aprire il fuoco, non sui cecchini, bensì sulla folla, causando la morte di oltre ottanta manifestanti, tra cui molte donne e bambini; i marines restanti e il personale dell’ambasciata si salvano. L'episodio mette in grave crisi il governo americano, soprattutto nel rapporto con i paesi arabi alleati e diventa un caso internazionale e i vertici dell'esercito decidono di sottoporre Childers alla Corte Marziale. A difenderlo è chiamato il suo vecchio commilitone Hodges ora avvocato, Il Dipartimento, i media, l’opinione pubblica accusano Childers di aver compiuto una strage di innocenti. Hodges torna nello Yemen per raccogliere prove. Nel frattempo il consigliere per la sicurezza Sokal, gioca sporco distruggendo una video-cassetta che mostra i manifestanti armati e che avrebbe provato di fatto che il colonnello non è stato il primo ad aprire il fuoco, ma ha risposto al fuoco. Anche, il vice del colonnello dichiara che il suo superiore gli ha ordinato di sparare sulla folla inerme e l'ambasciatore, sotto ricatto, rendendo falsa testimonianza, avvalora questa tesi. L’avvocato dell’accusa Biggs fa ascoltare ai giurati un nastro in cui si sente Childers ordinare ai suoi di sparare sui manifestanti, che chiama "figli di puttana”. Tradotto dall'originale il titolo suona: "Regole di combattimento": si tratta di una serie di principi concepiti dai burocrati del governo che stabiliscono quando i soldati devono utilizzare la forza contro un presunto nemico, e quando invece devono trattenersi dal farlo, nonostante i rischi che questo comporta. Regole facili da scrivere ma meno facili da applicare. Premesso che la struttura narrativa del film è abbastanza solida e l’interpretazione degli attori perfettamente misurata, ciò che invece lascia interdetti è il messaggio che veicola questo lavoro cinematografico. La strage di civili da parte del colonnello Terry L. Childers, viene giustificata con una scena ambigua, che mostra cosa ha visto o avrebbe visto l'ufficiale, per ordinare ai suoi uomini di aprire il fuoco: una folla inferocita, dove anche i bambini erano armati e sparavano, cosa quanto mai improbabile; insomma si nota netta una volontà di giustificare sempre e comunque l'operato del colonnello, il valoroso, pluridecorato ufficiale è ritratto come la vittima di un sistema che, incapace di gestire una situazione complessa, cerca una facile soluzione in un capro espiatorio. Con buona pace di quello che sono o possono essere le sue colpe e di decine di morti innocenti. Regole d'onore procede alla maniera di un thriller giudiziario, sia per la tipologia dei personaggi che, tanto dalla parte della difesa,ma soprattutto quanto da quella dell'accusa, sostenuta dall'opportunismo politico del Consigliere di Stato Sokal e guidata dal Maggiore Briggs rampante avvocato in cerca di gloria, si presentano come depositari della verità. Invece è il senso di ambiguità che domina la scena, tra il senso del dovere, l'amor di patria e l’orrore dei corpi di donne e bambini crivellati dai colpi su cui la Mdp più volte indugia, provocando un senso di disagio. La guerra, che di per sé è un’aberrazione, riesce con le sue regole “folli” a tradurre una strage di inermi civili, in una normale e ordinaria operazione bellica, quasi inevitabile. Friedkin ha dovuto adeguarsi alle leggi della grande produzione mainstream, pagando dazio in termini di enfasi retorica, di cui il film fa sfoggio quando si tratta di mettere in mostra, le virtù del corpo dei "marines",manipolo di uomini di grande ed eroico valore, posto a salvaguardia degli interessi nazionali. L’America ancora una volta è l’attento gendarme,baluardo efficiente di democrazia, che sa quando e dove deve intervenire per portare “la pace” tra i popoli, eterno ago della bilancia, che non si mette mai in discussione. Nella grammatica statunitense, loro sono sempre i buoni mentre sono cattivi: i nativi americani massacrati a più riprese, i neri trascinati dall’Africa e resi schiavi e poi i mussulmani, gli ispanici e tutte le minoranze È quindi evidente la natura nazionalistica e reazionaria dell'intera operazione cinematografica. William Friedkin regista peraltro di meritata fama,ha respinto con fermezza le accuse di razzismo, affermando che il film "non è anti-Arabo, non è anti-Musulmano, e non è certamente anti-Yemen" e portando come prova il fatto che la sceneggiatura è stata approvata dell'allora Re del Marocco, che ha chiesto di leggerla prima di concedere l'autorizzazione a girare nel suo territorio . Il regista ha ribadito che la pellicola "è anti-terrorismo", ma la critica è rimasta sulle proprie posizioni e “Regole d'onore” ha guadagnato la nomea di film controverso.
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