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Il partigiano Johnny

Regia di Guido Chiesa vedi scheda film

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La recensione su Il partigiano Johnny

di Mr Rossi
8 stelle

Probabilmente il film più realistico sulla guerriglia partigiana italiana girato in tempi non troppo lontani, fuori da ogni retorica politica di qualsiasi parte estrema ma l' argomento era ormai fuori moda e lo videro in pochi. Tratto da un vecchio romanzo scritto da un ex partigiano di difficile lettura.

Film sulla scelta e le relative conseguenze personali di un giovane studente delle Langhe piemontesi, che per combattere il nazifascismo si unisce subito ai partigiani locali dall' autunno del 1943 alla primavera del 1945, realizzato bene con le esatte ambientazioni, automezzi militari d'epoca, comparse vestite in modo realistico e armate con le armi allora usate... Ma la guerriglia partigiana in Italia non è famosa come lo sbarco angloamericano in Normandia e fu un fiasco. Un tentativo, oltretutto non unico, del cinema italiano di ritornare su di una importante tematica storica italiana del Novecento appena trascorso, anche se era passata di moda da un pezzo come le guerre risorgimentali di metà ottocento. Argomenti oggi ritenuti dai più superficiali solo dei miti già fin troppo esaltati da minoranze politiche di estrema sinistra e quindi destinati all' oblio. Ma il film di Guido Chiesa rende bene l'idea del lungo romanzo incompiuto da cui è tratto, scritto dall' ex partigiano apolitico Beppe Fenoglio, per molti di difficile lettura. Una tematica storico-letteraria troppo complessa, sopratutto per il grosso pubblico attratto solo dalla spettacolarità dei film di guerra che talvolta fanno al cinema. Saranno argomenti che ormai interessano a pochi ma è pur sempre un dramma storico di guerriglia e non un documentario con dibattito finale tra professori di storia contemporanea. Io al romanzo preferisco il film.

 

   La mancanza di volti noti o quasi, a parte Claudio Amendola nel ruolo del Comandante Nord dei partigiani azzurri, Giuseppe Cederna in quello del Commissario Politico Nemega dei partigiani rossi e qualche giovane attore di cinema e teatro più o meno agli esordi, come Fabrizio Gifuni, Andrea Prodan e il protagonista Stefano Dionisi, attori dal diverso percorso artistico, compensa con un maggiore realismo ma era ovvio che il pubblico italiano medio preferiva vedere altre storie interpretate dalle più note star americane del periodo.Tra le scarse presenze femminili più giovani si notano appena Barbara Lerici e Chiara Muti. Piccoli ruoli anche per alcuni attori di vario genere più anziani come Felice Andreasi, Toni Bertorelli e Umberto Orsini. In ruoli ancora più brevi si notano gli allora sconosciuti Fabio De Luigi (un disertore delle Brigate Nere) e Flavio Insinna (una presunta spia fascista). Esemplare la scena dell' unico dialogo faccia a faccia tra due nemici connazionali: Un ufficiale della GNR domanda a uno dei partigiani con il fazzoletto azzurro: "Che ne sarà dell' Italia se vincete voi?" e un compagno di Johnny gli risponde: "Una cosa piccola ma seria" - "Se ci sarà ancora l' Italia con voi" risponde il fascista - "Lei non se ne preoccupi" conclude il partigiano. Il regista si era rivolto a un ristretto pubblico di nicchia e si vede.

 

   L' intreccio è reso poco scorrevole da troppi tempi morti, intervallati da brevi scene d'azione (si trattava di guerriglia non di guerra, fatta di brevi scontri a fuoco spesso improvvisi, fughe disperate in cerca di un rifugio sicuro e poi lunghi periodi di riposo) con una colonna sonora di sviolinate classicheggianti composta da un violinista romeno (Alexander Balanescu) a volte soporifera e ripetitiva ma comunque efficace. Rappresentazione di un "eroe qualunque" idealista ma troppo individualista (pare voler quasi combattere i nazifascisti e i tedeschi da solo) ma sicuramente veritiera solo in parte. Almeno non ci sono state le solite polemiche politiche magari solo per pubblicizzare il film, anche se nella vicenda mostrata come nel romanzo, Johnny prende subito le distanze dai violenti e settari compagni di lotta comunisti, quasi a voler dimostrare che l'antifascismo e la resistenza non fu un fenomeno esclusivamente di sinistra. Vero anche quello ma allo spettatore importava poco, considerando gli incassi.

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