Regia di Stephen Stafford vedi scheda film
Il ritorno della donna bionica chiude una trilogia di film tv iniziata nel 1987 e dedicata ai due eroi bionici degli anni'70 i quali, finalmente, si sposano.
"IL RITORNO DELLA DONNA BIONICA" chiude una trilogia di film tv iniziata nel 1987 e dedicata ai due eroi de "L'UOMO DA SEI MILIONI DI DOLLARI" e de "LA DONNA BIONICA" degli anni'70 i quali, dopo anni di titubanmza e fidanzamento ritardato (a causa della semi-amnesia di Jaime, che ha spinto poi la ragazza nelle braccia di un altro, che scopriamo morto in azione, mentre viene raccontato da Oscar Goldman e dalla stressa Jaime adasso completamente coscente, in una scena del primo film tv del 1987, "IL RITORNO DELL'UOMO DA SEI MILIONI DI DOLLARI") e dopo l'ulrima "grande" missione che l'impegnano contro una banda di terroristi che assalta l'ambasciata americana alle Bahamas, finalmente, si sposano. Il film, giunto da noi in sordina in tv, risulta solo un prodotto destinato ai fan accaniti del colonnello Steve Austin e di Jaime Sommers. Lee Majors e Lindsay Wagner sono ancora simpatici, ma questo non è certo uno dei loro episodi migliori, anche se è davvero un congedo. A soffrire un pò di più è Jaime, la più sensibile dei due uomini bionici, perché c'è chi penetra in casa sua, mentre la donna, ormai un'affermata e sempre affascinante psichiatra, dorme nel suo letto,taglia e cuce il suo braccio bionico per iserirlvi dei chip che simulano tremolii, svenimenti e rigetti bionici, com'era accaduto già nella prima apparizione di Jaime nello show degli anni'70. La cosa più gradita è che gli sceneggiatori qui hanno capto che il franchise non ha bisogno di nuovi e giovani uomini e donne bionici, come ne "IL RITORNO DELL'UOMO DA SEI MILIONI DI DOLLARI" e di "SCONTRO BIONICO", ma di concentrarsi sui vecchi personaggi, dando loro un lieto fine, che molti attendevano dal 1978. L'edizione italiana riprende, come nei serial anni'70, Franca de Stradis come voce di Jaime Sommers, ma fa a meno dell'inconfondibile Roberto del Giudice, che si limita a dirigere il doppiaggio, lasciando Lee Majors, ormai qui non più un baldo giovanotto, all'attore teatrale Ugo Pagliai, non proprio un abitauale attore/doppiatore.
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