Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Ogni tanto succede ancora il miracolo di vedere un film bello, impeccabile, inattaccabile. Questo onore è toccato all’ex enfant terrible della Nouvelle Vague Claude Chabrol, che mette sullo schermo le sue conoscenze cinefile (Lang, Hitchcock, Renoir) con grande eleganza e senza un minimo di autocompiacimento. Da tempo, i luoghi che più lo affascinano sono le località di provincia, dove tutto sembra tranquillo e pulito ma dove la borghesia perbene può nascondere orribili segreti e perversioni. Questa volta non siamo però nella provincia francese ma nella Svizzera, dove il perbenismo è ancora più spalmato nei meandri della società e dove i buoni borghesi possono conversare con elegante cinismo sui fondi sottratti agli ebrei dai nazisti e conservati nei conti segreti delle potenti banche. Protagonisti del film sono una industriale del cioccolato, un pianista di successo, una responsabile del servizio di medicina legale e due figli che (forse) sono stati scambiati nella culla. La suspense cresce minuto dopo minuto, la storia avvolge e intriga, gli attori sono straordinari, il divertimento è assicurato. E tutto senza bisogno di effetti speciali per allocchi e di star-system esasperato: bastano pochi ambienti, suggestioni, atmosfere, sono sufficienti sguardi impercettibili. Un solo rimpianto: se Claude Chabrol quest’anno non fosse stato in giuria a Venezia, il Leone d’oro non glielo avrebbe tolto nessuno.
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