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Grazie per la cioccolata

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su Grazie per la cioccolata

di yume
8 stelle

Una messa in scena che ha molto di teatrale, lo spazio di un palcoscenico, una quinta di fondo, uno strappo nella quarta parete, ed ecco la vita nel suo svolgersi. Non sempre condita da un sonnifero di troppo fatto bere con il cognac serale, ma a volte può accadere, basta non guidare di notte.

 

Il fascino pittorico e drammatico, che del cinema è il fondamento, nei film di Chabrol , e particolarmente in Merci Pour le Chocolat, tocca un vertice.

I primi piani dei protagonisti, gli sfondi esterni di una serena campagna svizzera rigogliosa dove sorge la bella villa, calda e severa, della famiglia Polonsky, l’ambientazione in interni di eleganza sobria e opulenta, cornice di una borghesia colta e benestante  o in studi medici e appartamenti cittadini di pratica semplicità, tutto collabora a creare quel rapporto emozionale che dalle cose e dalle figure sullo schermo si trasferisce allo spettatore.

 C’è un doppio binario su cui passa in superficie una normale vicenda di incontri, parole, gesti e movimenti nello spazio che l’occhio registra e trattiene mentre percepisce, sottocoperta, il secondo binario dove scorrono ricordi, emozioni e sensazioni, e si avverte una minaccia a quella tranquillità, un oscuro presentimento che grava sull’idillio borghese.

L’impatto sensoriale delle immagini si fonde così al loro significato più recondito, man mano la verità si svela al culmine di un cammino fatto di minuscole anticipazioni, indizi di un giallo che giallo non è, è un normale intreccio di vite che, complice l'azienda di cioccolato Muller, fonte della ricchezza di una borghesia accumulatrice di denaro, ma prossima alla bancarotta, vanno verso la catastrofe.

Eppure nulla di così inatteso, Chabrol è maestro nel mettere in scena la normalità più significativa ed emozionante senza che sembri tale.

L’arrivo di Jeanne (Anna Mouglalis) giovane talentuosa pianista di solida bellezza; il viso impenetrabile, sorridente se serve, duro se è necessario, di Mika (Isabelle Huppert); la dolcezza di André (Jacques Dutronc), che vive di musica e nient’altro, solo pillole per dormire o forse per fuggire dalla realtà; la fisicità disturbata del giovane figlio Guillaume (Rodolphe Pauly),umbratile e tendenzialmente nevrotico, sono parti di un copione di quotidiana normalità che sarebbe impensabile veder minacciata da qualcosa.

Come sempre in Chabrol la sensazione è di vivere perennemente in bilico tra felicità e voragine dolorosa, lo sguardo dei suoi personaggi, intenti a vivere la loro vita, diventa vigile solo quando non c’è più rimedio e allora subentra l’amara accettazione di un destino annunciato.

Nulla va rivelato della trama, troppo sottile è il tessuto per sopportare uno strappo, possiamo solo dire che un uomo, una donna, anzi due (ma la seconda è appena intravista) e una terza, Lisbeth, ex moglie del pianista morta in un incidente d’auto molti anni prima, di cui aleggia l’ombra e il ricordo, due ragazzi, forse fratelli o forse no, lei solare e lui spigoloso e cupo, vivono una breve esperienza d’incontro che la musica dei due pianoforti a coda di lui avvolge di note bellissime.

La musica suonata su quella tastiera è strettamente correlata al dipanarsi della vicenda in cui il Maestro e l’allieva talentuosa, bella, forse sua figlia, certo la donna ideale, la perversa attenzione dell’altra che nasconde un segreto, una Isabelle Huppert/ Mika al massimo delle sue performances, glaciale e decisa, eppure fragilissima e sola, un grumo di desiderio e infelicità che troverà le lagrime solo sui titoli di coda, come se neanche contassero, come non degne di spazio tra gli eventi, i mugugni dell’adolescente nevrotico e solo, ovviamente non capito, sono parti di una messa in scena che ha molto di teatrale, lo spazio di un palcoscenico, una quinta di fondo, uno strappo nella quarta parete, ed ecco la vita nel suo svolgersi. Non sempre condita da un sonnifero di troppo fatto bere con il cognac serale, ma a volte può accadere, basta non guidare di notte.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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