Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Tra i film della produzione chabroliana matura questo è quello che ho preferito. "Grazie per la cioccolata" è un'ennesima requisitoria antiborghese, ambientata però in Svizzera e non più nella provincia francese di cui tante volte il regista ci aveva mostrato il volto segreto. La consueta cattiveria chabroliana cede il posto a un disincanto che tocca nel profondo, a una constatazione di impotenza nell'osservazione dei rituali borghesi di dominio a cui viene facilmente assimilata anche la giovane pianista che all'inizio risultava l'elemento estraneo della situazione. Qualcuno ha parlato di inverosimiglianza del meccanismo narrativo, ma non sono molto d'accordo, perché mi sembra che anche in quel settore Chabrol mostri un controllo della materia più che apprezzabile: è un thriller gelido che oltre alla lezione hitchcockiana guarda anche a quella di Lang e Renoir, esplicitamente citati, ma questi omaggi cinefili sono gustosi e affatto ingombranti. Isabelle Huppert nel ruolo di Mika Muller ci dà una sorta di sintesi di tutte le precedenti eroine interpretate per il regista, ed è molto brava a suggerire il vuoto interiore di questa donna e anche la sua sofferenza abilmente dissimulata; ben diretti anche Jacques Dutronc e una giovane e affascinante Anna Mouglalis. Poteva diventare un piccolo classico, e invece mi sembra che non abbia ottenuto il successo che meritava e sia oggi un po' dimenticato. Da non perdere l'inquadratura della Huppert sui titoli di coda: il suo sguardo conclude il film riassumendone perfettamente il significato.
Voto 8/10
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