Regia di Enrico Coletti vedi scheda film
Bibo Cedrelli (Teo Teocoli) è un personaggio televisivo, popolare per le sue imitazioni (da Celentano a Clinton) e i suoi travestimenti (Nosferatu, il gobbo di Notre-Dame). Ha una bella moglie, tre figlie, una casa borghese e una grigia vita da impiegato delle telepromozioni. Un divo plasmato dall’estetica della Tv, dallo share, dalla curva d’ascolto (pubblica o commerciale non fa differenza), arricchito dagli inserzionisti da accontentare e annoiato dai manager da monoscopio ai quali obbedire. Nella stradina, in una Milano da digerire più che da bere, in cui abita il protagonista, vive anche un barbone (Luis Sepúlveda), ovviamente selvatico, poetico e saggio. Bibo è in crisi (con quel nome bisogna capirlo) artistica ed esistenziale e per qualche giorno azzarda una deriva. Il film è brutto e spento. Teocoli continua a mancare l’appuntamento con il cinema e la doppia vita di Bibo - troppe le assonanze autobiografiche - nonostante l’impegno contrattuale con quattro sceneggiatori, è una favoletta devitalizzata. Afflati lirici patetici, da sussidiario di scuola elementare, regia da caduta degli zuccheri, gag annunciate con il piccione viaggiatore più che telefonate.
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