Regia di Simone Aleandri vedi scheda film
La notte più lunga dell'anno è quella del solstizio d'inverno, il 21 dicembre. È in quella notte che - presso una pompa di benzina nella periferia di Potenza, refugium peccatorum gestito da un uomo benevolo (Mignemi) - si incrociano i destini di diversi uomini e una donna. Quest'ultima (Angiolini) è una cubista non più giovane che vive col padre malato (Haber) e vorrebbe cambiare vita; poi ci sono un politico braccato dalla finanza (Popolizio), tre giovani amici in cerca di emozioni forti, che se ne vanno a spasso a bordo dell'auto funeraria del padre di uno di loro e un ragazzo (Fedele), toy boy di una sua ex insegnante (Ammirati), defenestrato all'arrivo improvviso del marito (Petrocelli).
Su un soggetto di Andrea di Consoli, Simone Aleandri, al suo esordio in un'opera di finzione (al suo attivo aveva già il mediocre Antonio + Silvana = 2), firma un apologo sepolcrale sul tema della solitudine. Se sul piano formale il quarantenne regista romano dimostra un'assoluta padronanza di mezzi, mostrandoci una Potenza inedita e poco vista in sala (pur abusando dei droni), su quello dei contenuti il film sa di déjà vù e a tratti pare girare a vuoto, lasciando in totale sospensione tutti e quattro i rivoli narrativi.
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