Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Una banda di ladruncoli male in arnese organizza un colpo sensazionale: rubare la Gioconda. La banda ha dalla sua una risorsa eccezionale: può viaggiare nel tempo; perciò decide di sottrarre il quadro nella Francia del settembre 1943. Il furto riesce, ma i problemi cominciano dopo, quando si profila il rientro nel presente...
2019: Non ci resta che il crimine. 2021: Ritorno al crimine. 2022: C'era una volta il crimine. Per una volta si può dire che una saga cinematografica vada in crescendo anzichenò: il tris di pellicole dirette da Massimiliano Bruno in tre anni vede pian piano aggiustare il tiro, migliorare la definizione dei personaggi e l'originalità delle storie per approdare a questo terzo episodio con standard qualitativi decisamente innalzati. In C'era una volta il crimine i nostri antieroi si catapultano nel 1943, a un passo dall'armistizio dell'8 settembre, con l'intenzione di rubare la Gioconda; capiranno ben presto che in quella situazione ci sono altre priorità e, prima di approdare al lieto fine, riusciranno a salvare anche qualche vita innocente – nonché a far sterminare un plotone nazista dagli ultrà della Roma. È proprio negli episodi più eccessivi, più tendenti al demenziale che il film dà il suo meglio e va rilevato il buonissimo lavoro di scrittura da parte di Alessandro Aronadio, Renato Sannio e del regista; certo, si parla sempre di una commedia sgangherata senza grandi pretese, ma per lo meno qui gli argomenti importanti non latitano, a partire chiaramente dall'impegno antibellico e antifascista. Divertente soprattutto l'incontro con il partigiano Pertini, che i protagonisti continuano tutto il tempo – suo malgrado – a chiamare Presidente. Se a Ilenia Pastorelli e a Edoardo Leo (nonché allo stesso Bruno e a Giulia Bevilacqua) vengono riservati ruoli marginali, del cast precedente tornano al centro della scena Marco Giallini e Gian Marco Tognazzi, con l'aggiunta fondamentale del bravo Giampaolo Morelli; altre new entry da segnalare sono poi quelle di Carolina Crescentini, Rolando Ravello e Duccio Camerini, nei panni di un Duce malconcio e sciatto quanto non mai (altra scena memorabile del lavoro, la sua). Tenendo ben presente tutti i limiti della situazione, ben fatto. 4,5/10.
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