Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Moreno e la sua banda, in grado di viaggiare nel tempo sfruttando i "portali" che si aprono per breve tempo in luoghi e momenti specifici, scelgono di tentare il colpo che dovrebbe sistemarli per la vita, rubare la "Gioconda" mentre essa è custodita in un castello francese, durante la Seconda Guerra Mondiale. Per l'occasione, al gruppo si aggrega il napoletano Claudio, cugino di Lorella, un professore di storia deluso dall'insegnamento. Moreno, Claudio e Giuseppe tornano indietro nel tempo e, travestiti da SS, compiono il furto. Tornati in Italia con il bottino, iniziano i guai. Sono infatti nel settembre 1943 : dopo aver coinvolto nelle loro imprese Adele e la figlioletta Monica, rispettivamente future nonna e mamma di Moreno, rimangono invischiati, loro malgrado, negli eventi che sconvolsero, in quei giorni, la penisola. Massimiliano Bruno interpreta e dirige il terzo episodio della serie "Non Ci Resta Che Il Crimine". La fantasia corre a briglia sciolta, in questa commedia avventurosa, traendo ispirazione da eventi e personaggi legati ad un particolare periodo della nostra storia nazionale. I testimoni viventi di quell'epoca ormai scarseggiano; rileggerela in chiave favolistica o fantastica, ormai, è più facile. Non vedo in ciò nulla di male; è stato fatto recentemente anche con "Freaks Out" di Gabriele Mainetti, con un buon risultato. Non altrettanto posso affermare, purtroppo, di quest'opera, che trovo carente sotto gli aspetti della sceneggiatura, della recitazione e della ricostruzione storica; la narrazione è, infatti, estremamente didascalica. I vari personaggi, in particolare Claudio, il "professorino" del gruppo, man mano che il racconto avanza, descrivono gli eventi storici collegati al particolare momento in maniera pedante e non senza qualche errore. Circa la sceneggiatura, rimango deluso dalla scelta di ridurre ad un riassunto di pochi secondi le fasi del furto della "Gioconda". E' praticamente la metà della trama, ridotta ad un presupposto di quanto successivamente mostrato. Circa la recitazione, i personaggi sono macchiettizzati e decontestualizzati; i rispettivi interpreti recitano in maniera poco credibile. Edoardo Leo è un "Renatino" imbolsito e privo ormai di ogni carisma; Giampaolo Morelli è il puntiglioso Claudio. Rolando Ravello, un Sandro Pertini più credibile come campione di carte che come capo partigiano. Marco Giallini è nei, a lui consueti, panni del "poco di buono consapevole di esserlo". Carolina Crescentini interpreta Adele, donna combattiva e fin troppo tollerante nei confronti dei misteriosi personaggi che le giungono in casa. Con questi ed altri attori, di un certo spessore, presenti nel cast, si sarebbe potuto fare ben altro. La trama è incoerente; è di fatto un filo che lega singoli episodi, in buona parte basati su incontri con personaggi storici, secondo le velleità del regista. Nel "calderone" finisce un po' tutto ciò che riguarda quel periodo storico, da "Lili Marlene" a Hitler, passando per le "Quattro Giornate Di Napoli" e la liberazione di Mussolini in un alberato "Campo Imperatore". C'è stata la possibilità di rendere più complesso l'intreccio introducento qualche paradosso spazio-temporale, ma ... nulla. Insomma, si poteva fare molto di meglio. A mio parere una conclusione della trilogia non all'altezza del primo episodio e troppo pretenziosa rispetto al secondo.
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