Regia di James L. Brooks vedi scheda film
Rampantismo americano e consapevolezza sociale del mestiere: una produttrice esecutiva con qualche ansia, un giornalista che sta sempre sul campo e un anchorman bello e stupido. Il triangolo è quantomeno ovvio. Anni dopo si rivedono: quant’è bella giovinezza. Sapida ed intrigante commedia americana che in un colpo solo alleggerisce la ponderosità di Quinto potere (la tv nella sua totalità) e anticipa una manciata di film intorno a ciò che sta dietro la televisione, e allo stesso tempo riadatta un genere che sembrava passato di cottura (la commedia classica hollywoodiana) in mezzo a ibridazioni ed innovazioni d’ogni tipo (da Zemeckis a Ron Howard).
Già produttore televisivo (nonché oscarizzato all’esordio cinematografico), James L. Brooks dirige, scrive e produce qualcosa di cui conosce ogni cosa, andando ad indagare in ogni angolo della redazione con estrema cognizione di causa, ottenendo un risultato buono per tutte le stagioni (sembra incredibile pensare che sia un film di venticinque anni fa o giù di lì) per quanto immerso giustamente nel clima del basso impero degli anni ottanta. C’è un’idea di cinema di intrattenimento che non rinuncia all’approfondimento e non si abbandona alla banalità o alla sciatteria: sulla stessa scia verranno Una donna in carriera, Harry, ti presento Sally, Grand Canyon. Terzetto d’archi inappuntabile (con assoli improvvisi di Jack Nicholson): William Hurt perfetto, Albert Brooks ottimo, Holly Hunter strepitosa.
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