Regia di Jack Gold vedi scheda film
Film in prima lettura quasi incredibile, ma dopo un escursus storico, eccezionalmente veritiero. Caratteristica del campo era quella di apparire come un luogo di transito e, con falsa gentilezza, procedere rapidamente alla separazione dei deportati in due gruppi: uno, scarso, da utilizzare come forza lavoro ed uno da “gassare” subito, celando alle vittime sino all’ultimo il loro destino. Un treno di deportati veniva “smaltito” in circa tre ore. Vero (e inconsueto) l’arrivo di deportati olandesi in carrozze passeggeri, vero (e inconsueto) la costituzione di un quarto settore in cui sistemare prigionieri di guerra russi ebrei, vero il sentiero che portava dal campo di “accoglienza”, detto “tubo”, alle camere a gas. Le vittime inizialmente furono sepolte in fosse comuni, ma dal 1943 furono riesumate e bruciate, da cui l’orrore del fumo nero di giorno e del chiarore rossastro notturno proveniente dalla zona delle camere a gas. Mi ha sempre dolorosamente colpito la vista di depositi di scarpe, di vestiti, di giocattoli, di preziosi, ma soprattutto gli accumuli di fotografie diventate anonime dopo essere state invece oggetto individuale di affetto e di ricordo per tante povere vittime. Vero il piano di fuga dal campo, in cui circa 300 persone riuscirono a raggiungere i boschi ma solo circa 50 riuscirono veramente a salvarsi. Uniche anomalie la strana “libertà” che nel film godevano i lavoratori e le razioni scarse di cui usufruivano (della cui mancanza nel film non sembra che ne risentissero). Per tutto il resto il film è una ricostruzione storica degli eventi accaduti a Sobibor, che, dopo la grande fuga, fu chiuso, e delle crudeltà cui furono oggetto deportati e lavoratori. Film duro, doloroso, che ferisce profondamente, che tiene continuamente in tensione e che falsamente dà l’impressione di un soggiorno sopportabile, quasi più un film di avventura che una drammatica, criminale, sadica vicenda rientrante nel piano di sterminio di una intera generazione di ebrei. Numerose le scene che lasciano senza fiato: I suggerimenti dati a fil di voce dal “lavoratori” ai nuovi arrivati, le ciniche parole del comandante il campo “il lavoro duro fa bene e quindi siamo vostri benefattori”, la rapida visione di persone nude che vengono indirizzate nella camera a gas, il tentativo di fuga di 13 deportati che, prima di morire, sono costretti a scegliere un compagno, il cammino nel “tubo” e la rivelazione che prova il giovane gioielliere ebreo, i maldestri tentativi di uccidere SS e Kapò. Discreta regia, quanto meno fedele al vero, buona la recitazione di tutto il cast. Buono anche il montaggio e la scenografia, particolarmente attenta anche nei particolari, un plauso alla fotografia. Voto 7
poco incisiva
Sufficiente, ma quanto meno aderente alla storia di Sobibor
Ottima com capo naturale del reparto "lavoratori
Dura e coerente,brava
Attore quasi sempre maltrattato che invece in questo film offre una buona interpretazione
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