Regia di Fernando León de Aranoa vedi scheda film
Vedendo il ritorno della coppia Fernando Leòn De Aranoa e Javier Bardem, vent’anni dopo “Los lunes al sol”, ci si aspettava di più. La storiella del manager che gestisce l’azienda come una famiglia e che dietro le belle parole, i sorrisi e le pacche sulla spalla ci sia un mare di ipocrisia è abbastanza logora. Resta apprezzabile e coraggioso voler provare a raccontare, ancora una volta, il mondo del lavoro stavolta dalla parte di chi comanda e in totale assenza di rappresentanze sindacali (dimenticanza o triste constatazione?). E Bardem nei panni di Blanco è la vera forza di un film anemico e, alla fin fine, scontato. Pur di raggiungere il primo posto come miglior azienda e appendere un cimelio su una parete (inquadratura che spesso ritorna) e sulla quale si chiude la parabola del padrone e dell’operaio, Julio Blanco e Fortuna, il capo è disposto a tutto! Il tono è da commedia che diventa tragedia, proprio quest’ibrido è come la bilancia che si trova all’ingresso del perimetro aziendale. Una bilancia va truccata se non raggiunge l’equilibrio perfetto, insegnava il padre di Blanco, dal quale lui ha ereditato la ditta e il cinismo. Su questa strada lastricata di luci e ombre incontra una più furba e cinica: Liliana, altro ritratto spietato delle nuove generazioni senza scrupoli e cariche del principio di determinazione e al contempo del citato principio di indeterminazione di Heisenberg. Principio che sta alla base e all’altezza della sceneggiatura scritta dal regista stesso. Idem Liliana vedi Khaled, simbolo di interculturalità sbandierata da Blanco ma anche egli si rivela più abile, non solo di Miralles, ma persino del capo stesso a tenere le fila. Eppure, in alcuni frangenti della pellicola spagnola, torna alla mente un vecchio film di Bigas Luna con Bardem scatenato, era “Uova d’oro”. Il suo personaggio sembra una evoluzione grottesca di quel rampante, anche le canzoni sdolcinate che Julio ascolta in auto lo ricordano. Perlomeno la star Bardem è cresciuta e ha mantenuto quanto promesso in quegli anni. Ritornando a “Il capo perfetto” il culmine, il climax lo si raggiunge sulle note del Romeo e Giulietta di Prokofiev ma non basta a definire il nuovo incontro Aranoa-Bardem riuscito e avvincente. Per l’equilibrio tra generi e registri manca la pallottola giusta.
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