Regia di Fernando León de Aranoa vedi scheda film
AL CINEMA
Capi si diventa, o a volte si nasce. Blanco porta avanti da decenni l'azienda di famiglia, specializzata nella produzione di bilance di precisione.
L'ambizione di ottenere un premio prestigioso assegnato ogni anno alle imprese improntate all'eccellenza operativo-organizzativa, induce il manager a rendere ancora più maniacale il suo compito di garante della perfezione a cui intende portare ogni processo operativo della sua realtà produttivo-commerciale.
E non è certo un caso che l'imprenditore si occupi di produrre bilance: l'equilibrio in un mondo tutto in salita e discesa è la sua missione, e allo stesso modo di un costruttore di congegni di misurazione del peso, l'uomo si insinua nei processi lavorativo-organizzativi tentando di bilanciare le varie fasi strategiche aziendali, per ostentare quella perfezione che gli farà assegnare l'ambito premio.
Ma per far ciò deve affrontare, ostentando tranquillità e disincantata sicurezza, le peculiarità e bizzarrie di un personale tutt'altro che privo di carattere, tra dipendenti licenziati sul piede di guerra, stagiste figlie di amici con la forte attitudine a fare le lolite e poi incastrare chi li lascia sedurre, e invidie che lacerano i rapporti di un ambiente lavorativo che fa presto ad incendiarsi e a ridurre in cenere il tanto agognato equilibrio del bilanciere.
Il regista del valido I lunedì al sole, Fernando Léon de Aranoa, torna a trattare un argomento spinoso e concreto come quello del lavoro, e delle problematiche ad esso strettamente inerenti.
E lo fa con uno stile ovattato che lascia spazio a piccole sfumature espressive utili a far si che l'interpretazione della star numero uno spagnola attuale, Javier Bardem, possa in tal modo dare il suo meglio, riuscendo in effetti a spendersi in una delle sue migliori recenti interpretazioni, dopo anni di frequenti passi falsi, tra cui spicca il deludente Escobar - Il fascino del male, diretto dal medesimo regista nel 2017.
Il fatto è che il film, per quanto ambisca al sofisticato e all'arguzia di fondo, che in buona parte si riflette sul bel personaggio del protagonista, finisce invece, nel suo intento di sofisticazione dei connotati narrativi, per mortificare tutti gli altri personaggi , piuttosto banali e scontati, non certo in grado di reggere la finezza arguta che disegna finemente la figura del capo.
Ne scaturisce un filmino al massimo non più che carino, di fatto sopravvalutato, soprattutto se destinato, come appare a tutti gli effetti, a rappresentare la Spagna come miglior film straniero ai prossimi Oscar 2022.
Una Spagna che avrebbe senz'altro pellicole più ambiziose e riuscite, per quanto magari meno furbamente ammiccanti della presente, per essere più adatte ad ambire ad un tale prestigioso riconoscimento.
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