Regia di Eugenio Cappuccio vedi scheda film
AL CINEMA
"Si scrive un romanzo solo, si vive una vita sola... si ama una persona sola...."
Emiliano, un venticinquenne un po' nerd, brillantemente laureato in lettere antiche, ma proprio per questo costretto a impartire lezioni private per potersi mettere da parte qualche soldo, viene ritenuto il personaggio ideale per agevolare ed ispirare il celebre scrittore sessantenne Vittorio Vezzosi ad ultimare la sua attesissima opera seconda, dopo che sono trascorsi oltre venticinque anni dal suo travolgente primo (ed unico) successo letterario, avvenuto col romanzo intitolato "I lupi dentro", da oltre un ventennio un cult della letteratura moderna.
Dopo un incontro un po' complicato nella casa di campagna ove si è da tempo ritirato il celebre scrittore, il ragazzo verrà indotto, inizialmente controvoglia, poi con più motivazione, ad intraprendere con il suo assistito, un viaggio verso Milano con la Jeep d'epoca del Vezzosi, per condurlo ad un importante convegno ove sarà presentato ufficialmente il fatidico secondo ed attesissimo romanzo.
Ma in realtà le motivazioni che spingono quell'eccentrico eremita di scrittore ad intraprendere il viaggio, sono ben altre, ed il lato sentimentale, se non proprio quello erotico, ha la sua più convinta giustificazione ed infine pure soddisfazione; per entrambi i soggetti, peraltro.
Presentato al 68° Taormina Film Festival, ed appena approdato in sala, La mia ombra è la tua costituisce la trasposizione dell'omonimo romanzo del 2019 dello scrittore Edoardo Nesi (Premio Strega nel 2010 per Storia della mia gente), per l'occasione sceneggiato dal regista Eugenio Cappuccio, assieme all'autore Nesi e a Laura Paolucci.
Imperniato tutto sul rapporto contrastato, dualistico e generazionale tra un disilluso e sornione scrittore innamorato e solitario, ed un ragazzo al contrario meticoloso, preciso, ed onesto quanto non lo è il suo bonario compagno di viaggio, "La mia ombra è la tua" soffre di una serie di situazioni un po' troppo prevedibili, che, almeno nel giudizio strettamente legato alla trasposizione cinematografica, finiscono per sfociare in situazioni estremamente risapute, scandite da un ritmo goliardico son troppo facile e puerile.
A poco servono certi personaggi di contorno, come il fedele e muscolare servo di colore, e lo stesso personaggio che idealizza l'amore totalizzante, qui rappresentato dalla bellezza senza tempo di una Isabella Ferrari dai connotati quasi fiabeschi.
Quanto ai protagonisti, se da un lato non può non notarsi un tentativo di cocciuta buona volontà di rendere minimamente ed umanamente condiscendente il solito personaggio di giovane nerd fuori dal mondo con cui il giovane Giuseppe Maggio caratterizza il suo personaggio di laureato dal pensiero pure e dagli intenti ancora più evanescenti, dall'altro il personaggio cardine del film, ovvero quello del caratteriale ed imprevedibile Vezzoni, è reso dallo spesso bravissimo Marco Giallini senza lasciar ahimé trasparire troppa convinzione, ma piuttosto una tendenza un po' impersonale ad adagiarsi nei sentieri del dèjà-vu e del facilmente prevedibile, lungo un viaggio on the road come se ne sono visti sin troppi in questi ultimi decenni in sin troppe, reiterate occasioni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta