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Omicidio nel West End

Regia di Tom George vedi scheda film

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La recensione su Omicidio nel West End

di mck
6 stelle

Guarda come s’affannano tutti!

 

UK by US – Indagini in Unità di Tempo e Luogo (in movimento e non).

- “Murder on the Orient Express” (Christie, 1934; Lumet/Dehn, 1974; Branagh/Green, 2017)
- “Death on the Nile” [Christie, 1937; Guillermin/Shaffer, 1978; Branagh/Green, 2020 (2022)]
- “See How They Run” [Christie, 1952 (“the MouseTrap”); George/Chappell, 2022]
- “A Haunting in Venice” [Christie, 1969 (“Hallowe'en Party”); Branagh/Green, 2023]

 

 

A parte l’inopinato e gratuitament’estemporaneo slancio atletico di xxx, nel prefinale, un tuffo didascalicamente declamato e scopertamente predetto in prolessi vocale dopo mezz’ora e un’ora prima della fine quando sarà finalmente inverato, ma in maniera inverosimile, con l’agente di polizia che si getta alla cieca e a peso morto come un epigono di Higuita a Italia 90 prima di farsi dribblare da Milla a centrocampo senza in realtà, per l’appunto, avere la minima idea di cosa stia effettivamente accadendo nella stanza meta sconosciuta della sua corsa dato che la sua provenienza (esterno della casa, rampa di scale, corridoio e angolo di stipite della soglia che blocca la prospettiva) impedisce qualsiasi visuale rendendo metà dell’azione dal PdV di xxx un fuori campo, questo scherzoso whodunit giocosamente e non forzatamente ipercitazionista…

-[da “Knives Out” al Wes Anderson del Grand Budapest Hotel e del French Dispatch (entrambi coi qui presenti Ronan e Brody), metà meta-cinema e metà crossover cine-letterario: il proverbiale MouseTrap di Agatha Christie, qui trasformato ribaltando il finale, messo in scena nella stagione 1952-’53 sugli assiti del West End londinese con Richard Attenborough come protagonista (allestimento d’allora rappresentato ininterrottamente per quasi 70 anni, fermato solo dalla CoViD-19 del SARS-CoV-2) e la stessa giallista che compare in scena nella propria magione à la Murder by Death di Simon e Moore, da “Ten Little Niggers”, aka “And Then There Were None”, anche se può venire in mente financo “Shirley” di Decker/Merrell/Gubbins/Moss]-

…d’atmosfera (con un paio di drammatici risvolti serio-impegnati) ha dalla sua qualche bel perché: un Sam Rockwell (“the Hitchhiker's Guide to the Galaxy”, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”, “Richard Jewell”) che, pure se non al suo meglio, è sempre un piacere da osservare all’opera, un’acutamente fulgida e patatosamente adorabile Saoirse Ronan (“the Lovely Bones”, “Lady Bird”, “Ammonite”), un Adrien Brody (“Bread and Roses”, “the Pianist”, “the Village”, “the Darjeeling Limited”, “Midnight in Paris”, “Blonde”, “Asteroid City”) nei panni di un Joe Gillis in versione bad guy senza piscina, ma con divano, un maggiordomo (Paul Chahidi; “the Serpent Queen”) che non teme la bolletta del gas, ma non smania d’interpretare la figura dell’eroe, una sunnominata Agatha Christie (l’unico personaggio realmente esistito tra i principali, interpretato qui da Shirley Henderson; “Meek’s Cutoff”) badil fornita che non si cruccia troppo di una roulette russa all’arsenico, una perentoriamente magnetica Ruth Wilson (Petula Spencer; “the Affair”), eccetera eccetera. (Guarda come s’affannano tutti!)

 


Completano il cast, tra i personaggi reali, Charlie Cooper (“This Country”; Dennis Corrigan, ovvero uno dei fratelli minori - Terence o Frederick - di Dennis/Daniel O’Neill), Reece Shearsmith e Sian Clifford (il produttore John Woolf e l’attrice Edana Romney, sposati sulla via del divorzio), Harris Dickinson e Pearl Chanda (Richard Attenborough e Sheila Sim, sposati e rimasti tali per 70 anni), Lucian Msamati (un Max Mallowan, consorte dell’autrice di “Endless Night”, qui “bersaglio” di black-washing), Pippa Bennett-Warner (Ann Saville, l’amante e futura moglie di Woolf, anch’ella “vittima” di black-washing), e, tra quelli inventati, David Oyelowo (lo sceneggiatore), Jacob Fortune-Lloyd (il suo amante latino; “the Queen’s Gambit”), Tim Key (il commissario) e la veterana Ania Marson (la madre di Petula Spencer).

Regìa di Tom George (“This Country”) e sceneggiatura di Mark Chappell (“Flaked”).
Fotografia di Jamie D. Ramsay, montaggio di Gary Dollner & Peter Lambert, musiche dello stakanovista Daniel Pemberton (“Dirk Gently”, “Enola Holmes”, “Amsterdam”).

"Attenzione" alla nomenclatura dei personaggi: Stalker (nell'accezione letterale del termine), Stoppard (nel senso di Tom: "the Real Inspector Hound"), eccetera (poi, magari il trovare tempo e modo di chiamare un personaggio minore a caso "Bogdanovich" non sarebbe stato male).

“Non riesci a perdonare o a dimenticare e il (ri)sentimento cresce finché non sfocia in un improvviso e delirante atto di violenza.”

*** / *** ¼ - 6.25   

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