Regia di Pierre Chevalier vedi scheda film
Scarso "sexploitation" francese che mostra una serie di stupri spacciati per realmente avvenuti. Film per tutti, con scene di nudo femminile piuttosto contenute a dispetto di un cast specializzato nell'hard.
Un editore (Olivier Mathot) per vendere più copie del giornale è alla costante ricerca di notizie scandalose. Più precisamente, espone crudamente ai suoi lettori molteplici casi di stupro: una ragazza sorpresa in un parcheggio sotterraneo da un uomo; un'altra alla fermata dell'autobus, abusata dopo aver accettato il passaggio di un motociclista; una prigioniera brutalizzata da due guardie; una studentessa di veterinaria (Brigitte Lahaie) che, ingenuamente, si fa trasportare da due camionisti; soldati americani che abusano, sino ad ucciderla, di una vietnamita; una giovane sola in tenda nel bosco, aggredita nella notte da un gruppo di uomini. Dietro all'apparente ricerca dell'effetto shock, in realtà è celata l'intenzione di mettere in rilievo anche - e soprattutto - le conseguenze altrettanto frustranti del sistema giudiziario: il maltrattamento delle vittime infatti continua anche nelle aule dei tribunali, dove le violenze vengono sminuite dagli stessi giudici, spesso attribuendone parte della responsabilità alle stesse vittime.
Titolo internazionale di Viol, la grande peur
Sexploitation francese spacciato dagli autori come ispirato da fatti realmente accaduti, girato scarsamente da Pierre Chevalier (1915 - 2005), anche responsabile della sceneggiatura. L'idea poteva essere sfruttata molto meglio, se la storia fosse stata trattata in (una di) due diverse maniere: del tutto esplicita o, al contrario, contenuta e con un più accentuato impegno sul delicatissimo tema. Così come è stato girato, Rape (titolo internazionale) sembra invece essere il risultato di un malriuscito tentativo di solleticare eroticamente il perplesso spettatore (come prassi delle produzioni Eurocinè), posto di fronte a timidi nudi (femminili) e situazioni scabrose che finiscono invece per disgustare. Chevalier, poco ispirato anche da un punto di vista tecnico, realizza un film lento, affievolito da una romantica (!) colonna sonora, male illuminato e poco efficace nonostante la frammentazione del lungometraggio in brevi sketches.
Viol, la grande peur: Brigitte Lahaie
L'unico momento veramente riuscito è quello con Brigitte Lahaie, che ci offre anche una conclusione "catartica" (la castrazione dei due violentatori) poi ripresa (pari pari) da Andrea Bianchi nell'hard Giochi carnali (1983). Del tutto assurde appaiono invece le interviste effettuate per strada, con un cronista che domanda ai passanti cosa pensano dello stupro.
Di Viol, la grande peur resta impresso un cast ibrido, ossia con presenza di attori coinvolti sia nel cinema a luci rosse che in quello regolare. Una caratteristica, questa, delle produzioni francesi, per le quali lo stesso cast artistico poteva apparire in film per famiglie come in quelli vietati ai minori. Oltre alle pornostars Brigitte Lahaie ed Erika Cool, si segnalano ad esempio le presenze di: Olivier Mathot (1924 - 2011), attore e regista che chiude la carriera apparendo nel film "perduto" di Andrea Bianchi, Maniac killer (1987), mentre con lo stesso Bianchi ha diretto il porno Altri desideri particolari (1983); Jacques Marbeuf nel ruolo di un poliziotto che rimprovera l'ultima vittima, "colpevole" di andarsene sola di notte per i boschi. In linea di massima, è comunque da escludere che questa pellicola sia stata distribuita anche in versione hard.
Viol, la grande peur: scena
Viol, la grande peur: VHS olandese
"La scoperta dell'uomo che i suoi genitali potevano servire come arma per generare paura deve essere annoverata fra le più importanti scoperte dei tempi preistorici, insieme con l'uso del fuoco e le prime rozze asce di pietra. Dalla preistoria ai nostri giorni, è mia convinzione, lo stupro ha svolto una funzione critica. Si tratta né più né meno che di un consapevole processo di intimidazione mediante il quale tutti gli uomini mantengono tutte le donne in uno stato di paura."
(Susan Brownmiller)
F.P. 04/08/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 92'35")
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