Regia di Julian Schnabel vedi scheda film
Il secondo lungometraggio del pittore e scultore J. Schnabel è un'operazione meritoria negli intenti ma abbastanza trascurabile dal punto di vista meramente artistico e per quanto riguarda lo "spaccato" storico. Intenti e argomenti impegnati ma anche furbi con cui è riuscito a far breccia nei festival.
Il soggetto è la vita travagliata e contrastata dello scrittore e poeta cubano Reinaldo Arenas (un ottimo J. Bardem), divenuto apolide a causa della persecuzione del regime di Fidel Castro, della sua libertà intellettuale e della propria predilezione amorosa per i maschi (qui con attori che non lasciano indifferenti, da Andrea Di Stefano a O. Martinez).
Il film però risulta un guazzabuglio dal facile effetto esteriore a causa dello stile troppo eterogeneo del regista che si serve di macchina a mano, qualche discreta inquadratura e scenografia, momenti vagamente "visionari" e altri più marcatamente realistici. Non mancano sequenze più riuscite, come quella del carcere, e una narrazione sufficientemente calibrata, ma i nodi dolenti vengono solo sfiorati e i tentativi di fare alta poesia e di commuovere vanno a vuoto scadendo nella maniera, nel risaputo (la splendida Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler, col suo sublime Adagietto, è appiccicata e mal introdotta su immagini di violenza che non comunicano abbastanza il contrasto) e nel ridicolo un po' stucchevole (la declamante voce fuori campo).
Interessante J. Depp nei ruoli del travestito Bon Bon e del tenente Victor, figura sadica e ambigua (soprattutto nella fantasia di Arenas). Come si dice, il tipico film che si lascia guardare senza particolari scossoni.
Molto mediocre l'edizione italiana. 5 1/2
Carter Burwell, Lou Reed, Laurie Anderson, Gustav Mahler.
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