Regia di Julian Schnabel vedi scheda film
"La differenza tra il comunismo e il capitalismo è che se il comunismo ti prende a calci in culo devi applaudire, mentre se ti prende a calci in culo il capitalismo puoi protestare". Con questa filosofia, enunciata dal protagonista cubano del film, si può certamente essere d'accordo. Con tutto il resto del film, però, no. Schnabel dà un'idea parzialissima di Cuba, punta sugli effetti più pacchiani dell'omosessualità (che tuttora resta reato a Cuba, se lo ricordino i filocastristi ed anche i filoratzingeriani), persegue a tutti i costi la Poesia, anche con una voce fuori campo che legge enfaticamente versi e ricordi d'infanzia. Ma spesso la Poesia nasce dalle cose semplici e forse Schnabel l'ha capito quando ha realizzato "Lo scafandro e la farfalla", mentre se l'era dimenticato quando ha concepito questa robbaccia. Va anche detto che dietro al film non c'è l'unilaterale condanna del regime cubano: anche l'agognata America non è descritta molto meglio; se Reynaldo era stato chiuso, dalla polizia cubana, in celle buie ed angustissime, l'appartamento newyorkese in cui lo scrittore finisce i suoi giorni, dimenticato da tutti, non è molto più confortevole. Buono l'inizio, ma per il resto si ha uno spreco totale di mezzi e talenti.
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