Regia di Kavich Neang vedi scheda film
Venezia 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
La sezione Orizzonti si è arricchita quest'anno della presenza inusuale della Cambogia. È stato presentato, infatti, nella rassegna cadetta "Bodeng sar" del giovane regista classe '87 Kavich Neang. Al terzo lungometraggio l'autore cambogiano ha esordito in un grande festival internazionale ottenendo anche la nomina per rappresentare il suo paese nella categoria Miglior Film Internazionale per l'Academy Award. L'attore Piseth Chhun ha, inoltre, portato a casa il premio per il miglior attore di Orizzonti assegnato dalla giuria presieduta da Jasmila Zbanic.
Chhun interpreta il ruolo del giovane Samnang che si esibisce insieme agli amici ballando nei locali. Il desiderio di emergere nella break dance va presto in fumo quando uno dei tre amici comunica la decisione di recarsi all'estero per lavoro e sopperire, in quel modo, alla mancanza di opportunità del paese. È una svolta che segna la fine dell'adolescenza per il ventenne protagonista. Sfumato il sogno Samnang è costretto ad affrontare una realtà che presenta ben altre problematiche. La famiglia ha ricevuto l'ordine di sfratto nonostante l'impegno del padre di rappresentare davanti alle autorità i diritti dei condomini. Il grande, e oramai fatiscente, palazzo di Phnom Penh, il "White Building", sta per essere abbattutto ma le autorità governative non ne vogliono sapere di risarcire adeguatamente gli abitanti del palazzo con un nuovo appartamento nella capitale o con una somma di danaro che permetta di acquistare una dimora con le stesse caratteristiche. Inoltre il padre del ragazzo ha trascurato un'infezione all'alluce che lo costringe a letto.
Direi che il film di Neang si può ascrivere facilmente al genere "coming-of-age". Gli ingredienti ci sono: il giovane che sogna di diventare una star televisiva, la perdita dell'innocenza davanti a situazioni difficili da gestire come la svendita dell'abitazione familiare e la malattia del padre, la presa di posizione finale che lo costringe ad una crescita accelerata. C'è inoltre una città spietata che muta forma adeguandosi al neo capitalismo asiatico che impone ritmi di crescita insostenibili per le classi povere e non concede sconti nemmeno a coloro che hanno vissuto un'esistenza discreta come il padre di Samnang, artista di stato in pensione. La capitale fa da corollario ad un fermento economico e culturale che stride con la tradizione arcaica dei suoi abitanti. Il padre di Samnang si rivolge alla medicina tradizionale ma gli impacchi con il miele non riescono a risolvere ciò che si sarebbe potuto curare con un antibiotico e una visita medica. Il mondo dei padri è avvolto nell'ignoranza, nella superstizione, nella diffidenza. Così un unghia nera si risolve con un'amputazione quando non si può fare a meno di un medico, pena la morte. Una questione vagamente familiare anche alle nostre latitudini in questi tempi buii.
Neang però spezza una freccia in favore delle generazioni stanche e logore a cui fanno parte gli anziani genitori. L'ignoranza e la mancanza di passione insita nella vecchia vengono strumentalizzare per calpestare i diritti e la dignità di coloro che hanno una sola colpa, la povertà. Un comportamento iniquo avallato dalle autorità.
Kevich Neang adotta lo stile e i tempi del cinema asiatico per allargare la sua analisi alla società cambogiana. Capitalismo, business, assenza di ammortizzatori sociali causano povertà e acuiscono il divario tra ricchi e poveri. La famiglia di Samnang accetta, di buon grado, l'esilio imposto dalla mancanza di soldi. L'immigrazione sembra l'unica risorsa per accaparrarsi il sogno di un consumismo marcatamente occidentale mentre un giovane ragazzo decide di fare i conti con una capitale ingorda e individualista in cui non c'è pietà per famiglie, ex diligenti e leali funzionari di stato o persone a cui sono andate male le cose.
Phon Phen non è un paese per vecchi.
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