Regia di Péter Kerekes vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - ORIZZONTI
Donne e madri tra le sbarre.
Nel carcere femminile di Odessa incontriamo, tra le tante detenute, la giovane Lesya che, a causa di un delitto passionale che la spinse ad uccidere il marito e l'amante in un impeto di ira, deve ora scontare la sua pena in carcere per diversi anni.
Viene visitata in quanto ha appena partorito un figlio che le sarà consentito allevare sino all'età di tre anni, prima di essere inviato all'orfanotrofio per cercare di darlo in affidamento.
Attorno a lei, altre detenute spesso destinate a soggiornare in quelle celle pe4r periodi lunghi, in quanto pure loro condannate per omicidio.
Omicidi dovuti a cause quasi sempre passionali, che ora la legge punisce in maniera più ferrea rispetto ad un passato in cui prevaleva l'elemento romantico e una sorta di atteggiamento di anche minima tolleranza.
Sbilanciandosi quasi senza che se ne possa distinguere il momento, tra finzione e documentario, il film di Peter Kerekes punta sulla loquacità delle singole carcerate, disposte a parlare di loro stesse e delle circostanze che le hanno condotte in quel luogo di espiazione, con una franchezza e, in un certo senso, con un atteggiamento di serena tranquillità che può lasciare interdetti, oltre che a volte anche divertiti a seconda delle circostanze.
Le donne del regista cercano e a volte trovano in questa maternità solo temporanea, consumata prima che il bambino venga loro crudelmente sottratto, il momento più opportuno per dare ognuna un senso alla propria esistenza, trovandosi in qualche modo assurdamente avvantaggiate
rispetto alle colleghe che invece si ritrovano sole e senza una famiglia verso cui pensare di poter protendere una volta riuscite ad uscire da quella prigionia.
Buono il ritmo di una vicenda corale che si attarda solo ogni tanto su singole vicende, e che presenta un andamento brioso che stride con l'ambiente circostante, ma risulta anche uno dei fattori vincenti del film, del tutto anticonvenzionale e persino ironico.
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