Regia di Bryan Singer vedi scheda film
Umani e mutanti. Intolleranza e pacifica convivenza. Mutanti che si schierano a fianco dell’umanità e mutanti che, invece, la combattono. Negli “X-Men” creati negli anni ’60 da Stan Lee per i Marvel Comics erano effettivamente contenute molte idee trasferibili al nostro mondo, a un universo post-Blade Runner nel quale i replicanti dotati di superpoteri hanno trovato uno stiracchiato, controverso diritto di cittadinanza: dal ruolo innovativo e tormentoso del “diverso” al conflitto tra i due leader mutanti, il giusto Professor X e l’adirato Magneto, simili nei tratti (Patrick Stewart e Ian McKellen) e nei poteri, pronti a tutto, anche al sacrificio personale, pur di far prevalere la loro causa. E il film di Bryan Singer parte bene, con un antefatto in un lager nazista, con lo shock dell’adolescente Rogue e il suo viaggio a nord per trovare i suoi simili, con il primo faccia a faccia tra il Professore e Magneto. Ma, per strada, è come se Singer abbandonasse tutte le tracce disseminate per concentrarsi sull’ennesima esibizione di effetti speciali e sui tratti più schematici della solita fanta-avventura. Non resta che rimpiangere la solitudine del Pinguino e la fantasia lussureggiante e addolorata di Tim Burton.
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