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X-Men

Regia di Bryan Singer vedi scheda film

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La recensione su X-Men

di chinaski
8 stelle

X-Men di Bryan Singer non è solo un altro film tratto da un fumetto di successo. E’ più una storia che parla di tollerenza e di integrazione, di crescita e di presa di coscienza dei propri poteri e del proprio posto nel mondo. I mutanti sono simbolo di tutti i gruppi minori che non hanno posto nella nostra società, ma ad un livello più intimo simboleggiano anche la natura umana e la nostra paura della solitudine. Quante volte ci viene da chiederci se gli altri sentano le cose esattamente come le sentiamo noi. Se, in fondo, sia possibile una vera comprensione reciproca.
Bryan Singer ha stoffa da vendere come regista. Non si limita ad essere un pupazzo nelle mani di un produttore. Fa il suo film e lo fa molto bene.
I veri mutanti, a livello filmico, sono i corpi degli attori. X-Men è metafora di quanto sta succedendo al corpo dell’ attore negli ultimi dieci anni. Un corpo ormai inadeguato all’ esigenze di film sempre più spettacolari e digitalizzati. Un corpo che vede nel suo limite epidermico una sconfitta e non una peculiarità della propria natura.
I poteri dei mutanti sono anche quelli che con il digitale ha conquistato il corpo umano. L’ ibrido di cui parla tanto la teoria postmoderna non è solo quello della frammentazione spazio-temporale delle storie raccontate ma è anche e soprattutto la perdità della fisicità corporea da parte del cinema.
La perdita dei propri limiti e della ricerca di senso all’ interno di questi limiti. Non è detto che tutto debba essere mostrato anche perchè molte volte questo tutto è solo un qualcosa di superfluo. Non aggiunge niente alle nostre conoscenze e al nostro modo di percepire la realtà.
Sicuramente il digitale in X-Men è usato in maniera adeguata alle esigenze del film e alcune delle sequenze girate sono altamente spettacolari senza però mai perdere una certa dose di ironia e di ottima padronanza della macchina da presa.
E come dicevo prima questo è il merito di Bryan Singer.
La perdità della fisicità è legata ai nuovi modi in cui l’ attore è costretto a recitare. Appeso a fili o su sfondi blu completamente solo, costretto ad estenuanti sedute di trucco l’ attore sta diventando veramente una sorta di marionetta nelle mani dei registi.
Forse il sogno di Gordon Craig (regista teatrale), forse la definitiva sconfitta dell’ uomo davanti a tutto quello che le macchine sono in grado di fare e noi no.
Ma proprio per questo l’ uomo non sarà mai una macchina.

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