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Lettera aperta a un giornale della sera

Regia di Francesco Maselli vedi scheda film

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La recensione su Lettera aperta a un giornale della sera

di mm40
4 stelle

Chiacchiere, chiacchiere senza distintivo: chi sono questi intellettualoidi di sinistra, ideologicamente intransigenti ma imborghesiti nei fatti? Probabilmente si tratta della prima (de)generazione da cui non potrà che provenire la crisi della sinistra italiana, con sfaldamento del Pci, cambi di nome, simbolo e linea politica, inversioni a U, accelerazioni improvvise verso il centro, rimaneggiamenti, identiche facce a sostenere di volta in volta ciò che meglio si confà al momento. Insomma, l'unico motivo per cui questo film (film?) va salvato è questo: indica il malessere dell'intellighenzia sinistroide attraverso i suoi paradossi, controsensi, le velleità e gli scontri che ne minano già le basi, ed apre la via per una serie di considerazioni sul futuro del partito. Tutto ciò che si può dedurre, d'altronde, succederà: quarant'anni esatti dopo, per la sinistra italiana questi personaggi sono quasi invidiabili. Maselli abusa del taglio documentaristico-realistico, improntando il lavoro su uno stile nervoso e pregno di dialoghi che rendono la visione abbastanza pesante; Nanni Loy fra i protagonisti (ma c'è una particina anche per Maselli stesso) è una vera curiosità - e va detto che se la cava anche bene. 4/10.

Sulla trama

Gruppetto di intellettualoidi sinistroidi, per noia, scherzo e provocazione, scrive una lettera ad un quotidiano sinistrorso, dichiarandosi pronti a partire per difendere il Vietnam. La faccenda si fa seria: la lettera, pubblicata, suscita clamore e anche dal Vietnam arrivano consensi. Panico fra gli intellettualoidi sinistroidi.

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