Regia di Francesco Maselli vedi scheda film
Messa a nudo (forse involontariamente) impietosa delle èlites salottiere d'allora e di sempre. Maselli fa sfoggio di virtuosismi registici, sceglie una fotografia grezza e sgranata ed anticipa di trent'anni le montagne russe vontrieriane al fine di meglio rappresentare la "febbrile inafferrabilità" di quegli anni (parola dell'autore). Ne esce un quadro iperrealista, a tratti confuso, non poco angoscioso ma tutto sommato fedele (e sinceramente autocritico) dell'inteligentia decadente organica ad una sinistra italiana che, già da allora, non poteva davvero più permettersi di definirsi 'comunista'. E che, prima (o al posto?) della Rivoluzione, non ha mai disdegnato farsi un tiro, bersi un bicchiere o dar due calci ad un pallone. Tanti fini esegeti, a distanza di anni, liquidano l'operazione trattandola come poco più che un filmino amatoriale estemporaneo fatto, per noia, nel salotto di casa Maselli. Poi ci si accorge che è la stessa critica che elegge autori come Ang Lee e Tarantino a modelli insuperati d'ispirazione filmica, ed ecco che lo sgomento lascia il posto alla risata.
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