Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Un facoltoso banchiere offre centomila dollari all'agente King per ritrovare suo figlio adottivo, un importante fisico nucleare scomparso al Cairo. King scopre che il giovane è stato ucciso, sebbene manchi il cadavere, ma l'intrigo è solo all'inizio.
Quando approda a questo lavoro, Umberto Lenzi ha già alle spalle un decennio di intensa carriera registica e qualche spy movie low budget come questo (Le spie amano i fiori, A 008 operazione sterminio, Superseven chiama Cairo); proprio al Cairo è ambientato anche Un milione di dollari per sette assassini, e naturalmente rimaniamo sempre nei territori foschi e melmosi, ai confini con il grossolano o addirittura il ridicolo, delle scopiazzature di James Bond che all'epoca il cinema di serie B, C e Z italiano proponeva a iosa. Sì, Lenzi sa il fatto suo (mette anche la firma sul copione, insieme a quella di Gianfranco Clerici, autore unico del soggetto), ma i mezzi a disposizione sono quelli che sono e a dirla tutta la vicenda è talmente cervellotica e rigurgita colpi di scena, tranelli e doppigiochi da generare più sbadigli (o mal di testa, nel peggiore dei casi) che tensione. Roger Browne, Carlo Hinterman, Tullio Altamura, Nello Pazzafini, José Greci, Sal Borgese, Anthony Gradwell/Antonio Gradoli, Erika Blanc: il cast offre queste risorse e, dato il contesto, sembrano anche appropriate; il ritmo è per lo meno sempre alto, l'ambientazione vagamente esotica è – come prevedibile – piuttosto pretestuosa e i soliti intervalli musicali (uno corredato anche di spogliarello, all'interno di un locale) giungono a riempire i novanta minuti minimi di ordinanza richiesti a una pellicola di tale calibro. 2,5/10.
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