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Dusk Stone

Regia di Ivan Fund vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dusk Stone

di obyone
4 stelle

 

 

Venezia 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Padre e figlio si intrattengono con un videogioco portatile mentre Sina si affretta a lasciare il lavoro al centro commerciale per passare alcuni giorni in una località balneare. Un mostro kaij? è alla conquista della "piedra noche" mentre la donna, tre molte difficoltà, raggiunge la casa di Greta e Bruno. La coppia ha deciso di vendere la casa delle vacanze e Sina ha il compito di aiutare nelle operazioni di trasloco. Proprio in quel luogo è misteriosamente scomparso il figlio della coppia. La cessione dell'immobile, agli occhi di Greta, sembra l'unico modo di affrontare la perdita e voltare pagina. Peccato che un "mostro di cemento", al largo della baia, abbia ridotto il valore degli immobili nell'intera area e, contemporaneamente, un altro "mostro" abbia spaventato le genti del luogo. I più ardimentosi e i sognatori sperano ci sia una creatura marina che porti al luogo la stessa notorietà che Nessy diede, in passato, al lago Ness. C'è chi cerca la "cosa" con il fucile in mano, come l'agente immobiliare che vorrebbe una percentuale sulla vendita della casa, più alta di quanto i prezzi correnti possano garantirgli. Ma c'è chi è davvero convinto di vedere un enorme Kaij? dalle zampe di zanzara, l'occhio bovino ed il muso da tapiro...

Greta e Bruno vivono nella mestizia da un anno e non sembra ci sia via di sbocco alla loro disperazione. Greta e Bruno stanno cercando la "gemma" che permetterà loro di superare il livello su cui sono arenati da troppo tempo. Quel livello che porterebbe in dote non un punteggio elevato bensì la voglia di continuare a vivere.

I due sposi sono il mostro del video game con cui era solito giocare il loro bambino nei giorni di pioggia, un mostro alla ricerca della "piedra noche", della gemma preziosa che sancisce il passaggio da un livello all'altro.

Il mostro però può essere inteso come il cupo dolore della perdita che svuota di speranza il futuro e imbriglia la mente in un tempo sospeso, in elucubrazioni dissociate da ogni realtà. 

Ivan Fund, regista argentino, che non manca di esperienza ed ha fatto un apparizione a Cannes in passato, sviluppa la sua narrazione intorno alla metabolizzazione del lutto che assume le sembianze metaforiche di una zanzara/zombie, un animale dalle fattezze inconsuete che viene visto da ambo i genitori nell'unica scena in cui si concede agli occhi di noi spettatori. Greta e Bruno vedono, forse, nella bestia l'incarnazione del figlio scomparso o forse il dolce ricordo da cullare di un amore perduto tra i flutti del mare. 

Peccato che Ivan Fund lasci in eredità solo cinque minuti di grande cinema. Le zampe della zanzara che passano rasenti l'automobile, mentre i protagonisti sono a bordo rinchiusi nell'abitacolo tempestato dalla pioggia, mettono i brividi. I passi pesanti, che fanno tremare il suolo, omaggiano i dinosauri di Steven Spielberg. Ma è un fiammifero che arde troppo in fretta. Il resto del film, a mio avviso, è lento, lacunoso e incapace di prendere una direzione precisa.

Il regista argentino spiega poco, ci apre ad infinite chiavi di lettura nessuna di queste risolutiva. In mezzo al dolore della perdita, inoltre, Fund parla di economia sostenibile ed ecologia ritraendo l'orrenda piattaforma marina abbandonata dai costruttori perché sabotata. Da chi? Dalla creatura sfuggente della baia? Il nostro è il vendicatore del pianeta inquinato dall'uomo? Infine non mi ha convinto il trattamento riservato ai personaggi. Sina sembra, all'inizio, fulcro della narrazione ma si scopre essere solo un espediente mentre le azioni dell'agente immobiliare restano avvolte nella nebbia. All'inizio avevo sospettato una sua responsabilità nella scomparsa del bambino. La presenza di Alfredo Castro nei panni del venditore poteva essere un elemento a favore di tale conclusione ma Fund ha lasciato la questione sospesa.

Sballottati qua e là dalla risacca si esce di sala con le idee confuse e la sensazione di irrisolto che si appiccica come la sabbia umida del bagnasciuga. Un po' poco.

 

 

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