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Old Henry

Regia di Potsy Ponciroli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Old Henry

di axe
6 stelle

Inizio'900, Stati Uniti D'America. Un uomo, braccato e ferito, armato e con una bisaccia piena di banconote, giunge presso una piccola ed isolata fattoria; viene medicato dagli occupanti, un ragazzo, Wyatt, ed il suo ormai anziano padre, Henry. Ben presto, l'insediamento è raggiunto dagli inseguitori, i quali, pur indossando distintivi di sceriffo non si direbbero uomini di legge. Certi che il fuggiasco sia presso la fattoria, i nuovi arrivati non demordono, finendo per scontrarsi con Henry, il quale, nonostante le apparenze ... non è un uomo qualunque. "Old Henry", diretto dal regista statunitense Potsy Ponciroli, è un western "essenziale"; trama concisa, campo d'azione circoscritto a tre ambientazioni, pochi personaggi sulla scena, dominata dal carismatico Henry, presentatoci come un uomo schivo, malvestito, ormai anziano, dedito ad attività di pura susssistenza presso uno scalcinato ranch isolato da tutto e tutti. Vedovo, suo unico interesse è tutelare il figlio; ne cura la crescita, le capacità, la morale. Vuole che stia lontano dalle armi da fuoco (anche se all'interno della casa ce ne sono diverse nascoste). L'arrivo dello sconosciuto sconvolge la tranquilla e riservata vita dei due familiari; Henry, sin da subito, si mostra sicuro ed esperto nel gestire l'evento. Tiene testa al branco di inseguitori, prima con le parole, poi, alzatosi il livello del conflitto, con le armi. In questo frangente, registriamo il principale colpo di scena del film. Henry, infatti, è un anziano pistolero, ex-fuorilegge e leggenda del West, il quale aveva simulato la propria morte per cambiare stile di vita, ricominciando da zero sotto altra identità. Pur essendosi ripromesso di non uccidere più, torna ad impugnare le armi da fuoco per difendere la propria vita, la propria casa e, soprattutto, l'esistenza del figlio. Riesce, ma è comunque destinato ad uscire di scena; il suo estremo, eroico scontro chiude il periodo della sua vita destinato alla redenzione, completandola e consentendogli una morte con la coscienza finalmente libera. Le sue ultime parole sono per il suo ragazzo, il quale, dopo averlo seppellito di fianco alla madre, forte dei suoi insegnamenti, abbandona l'isolata magione per prendere in mano la sua vita. Henry è ben interpretato da Tim Blake Nelson, attore reso idoneo al ruolo dal volto emaciato e già visto in opere dirette dai fratelli Coen. Il ritmo del film è molto lento, ricco di dialoghi; subisce, nella seconda parte, una repentina accelerazione. Le poche, ma lunghe, sequenze d'azione non lesinano allo spettatore sangue ed uccisioni. La trama, pur soffrendo di alcuni buchi (perchè il protagonista, così fortemente intenzionato a nascondere il suo compromettente passato, conserva, pur nascosti, ritagli di giornale che ne parlano ?) è coerente. Il colpo di scena spiega, tra l'altro, per quale motivo Henry sceglie di concedere fiducia al fuggitivo che raggiunge la sua casa. L'ambientazione è rurale; praterie, colline, ambienti boschivi, esterni ed interni di malconce abitazioni e stalle sono rappresentate con prevalenza di colori scuri. Impossibile non riscontrare nella concezione di quest'opera l'influenza del pensiero di Sam Peckinpah. Il vecchio Henry appartiene, quale protagonista negativo, ad un'epoca tramontata per sempre e divenuta epopea; le sopravvive per il tempo necessario a redimersi, prima attraverso una quotidianità di sacrifici, poi in un'ultima azione eroica. Il film non è perfetto; qualche buco di sceneggiatura ed un ritmo altalenante, a tratti blando, tuttavia, non impediscono di apprezzarlo. Il regista sa ben sfruttare le ridotte risorse a propria disposizione e fa tesoro delle lezioni dei maestri del genere per realizzare un'opera emozionante, e, nella sua semplicità, incisiva.

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