Regia di Ang Lee vedi scheda film
La troppa, pignola, aderenza storica dei western americani rimarrà sempre il vincolo maggiore alla loro delusione cinematografica. Si pensa molto di più alla ricostruzione di ambienti e costumi, di linguaggio e verità storica, piuttosto che sbizzarrirsi con l'immaginario, il leggendario, insomma con il Cinema. E' un difetto, grosso, che hanno almeno la metà delle produzioni americane western dai'90 ad oggi. Ang Lee non fa un brutto lavoro, perchè la sua introspezione sentimentale sui personaggi è buona, molto buona, e lo spettatore partecipa ai cambiamenti di coppia, a volte oppositivi a volte no. E anche le sparatorie, molto plastiche, ben fatte, con un senso estetico del disgusto che è vicino a quello di horror e bella compagnia, non fanno male al film. Siamo lontani da Eastwood, ma il prodotto non è da cestinare. Su tutti gli interpreti spicca quello che definirei l'erede di Donald "faccia da pazzo" Sutherland, ovvero quell'inglesino di Jonathan "faccia da pazzo" Rhys-Meyers. E' l'unico a giocare con un personaggio non legato a necessità storiche del copione, slegato dal dover essere l'eroe storico del film, e per questo più libero di volare alto in termini di caratterizzazione e interpretazione. Due validi attori come Tobey Maguire e Skeet Ulrich, sono ridicoli nelle vesti, esageratamente realiste, dei loro personaggi. Sicuramente il film provoca un movimento di pensieri che ne riabilita l'esistenza. Tensioni razziali, omoerotiche, istituzionali (sposarsi o non sposarsi), ci sono e son ben visibili. Ma su tutto ci rimane addosso quel finale in cui il Maguire protagonista non ammazza il cattivo Rhys-Meyers non perchè sia giusto o sbagliato, ma perchè deve essere così. L'inutilità del conflitto armato trova in questo segmento finale una sua validità umana.
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