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In the Mood for Love

Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film

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DeathCross

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La recensione su In the Mood for Love

di DeathCross
10 stelle

Appunti post-prima visione, al Cinema in lingua originale (ed è stato un grandioso ritorno nelle sale da parte mia). 

 

Secondo capitolo di una trilogia informale scritta e diretta da Wong Kar-wai (che qui produce anche), "Fa yeung nin wah" (ispirato ad una canzone e letteralmente traducibile in 'anni fiorenti' o 'anni d'oro', mentre il titolo internazionale inglese fu sempre scelto dal regista, pure in questo caso ispirandosi ad una canzone) ebbe una lunga e travagliata lavorazione, sia nella progettazione, con il soggetto modificato più volte, sia nelle riprese, durate 15 mesi (con il fidato direttore di fotografia Christopher Doyle sostituito, per altri impegni, da Mark Lee Ping Bin), e nel montaggio, ultimate a ridosso del previsto debutto a Cannes, ottenendo poi in breve tempo un enorme apprezzamento, soprattutto critico, ed entrando in varie liste dei migliori Film in assoluto.
Visto al cinema senza sapere praticamente cosa aspettarmi, non saprei bene cosa dire subito di quest'Opera, necessitando sicuramente di rivederlo per assimilarlo 'preparato'. Comunque, a parte forse il frequente uso di dissolvenze in nero (che però rientrano nello Spirito della Pellicola), non ho potuto non adorare la straordinaria Fotografia, con dominio di rossi e verdi, la sapiente scelta di tenere nascosti i volti dei rispettivi coniugi della coppia protagonista e la magnifica scelta di Brani musicali (il valzer "Yumeji's Theme", preso dal film "Yumeji", mi ha ricordato per certi versi il gusto di Park Chan-wook) montate straordinariamente sulle Immagini, e chiudo questa 'lista tecnica' esprimendo un viscerale apprezzamento per il Cast e in particolare per Maggie Cheung e Tony Chiu Wai Leung. Molto intrigante anche gli spunti presenti nella storia, un racconto d'amore peculiare che, sullo schermo, non sembra mai evolvere in qualcosa di fisico, rimanendo relegato a tentativi di reinterpretazione della nascita del doppio tradimento subito e in una collaborazione letteraria, chiudendosi con un malinconico sipario ad Angkor Wat. Interessante anche una dichiarazione del Regista che vede, collegandosi a "Vertigo", un tono sottilmente inquietante in questa relazione sempre 'potenziale' e mai veramente 'agita' ma, allo stesso tempo, tenuta nascosta: pur non concordando forse in toto con questa interpretazione, io stesso vedo nell'auto-chiusura 'pudica' alla felicità da parte della coppia protagonista qualcosa di 'tragico'.
Insomma, un Gioiellino straordinario che 'dovrò' riguardare, così come dovrò assolutamente approfondire la Filmografia di Wong Kar-wai, di cui vergognosamente non avevo ancora visto nulla: ho però appena puntato una rassegna dedicata al suo Cinema in una delle sale da me bazzicate.

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