Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 - FUORI CONCORSO
"Fu un momento imbarazzante: lei se ne stava timida, a testa bassa, per dargli l'occasione di avvicinarsi.
Ma lui non poteva: non aveva il coraggio. Allora lei si voltò e andò via"
"In vena d'amore", così potrebbe tradursi quello che - a mio avviso - è il capolavoro assoluto del regista cinese di stanza ad Hong Kong conosciuto come Wong Kar-wai.
In the Mood for love è un film in grado di esaltare l'esitazione fatidica che porta alla rinuncia, di portare alla massima solennità il momento in cui il proposito tanto agognato, e coltivato a lungo, si affievolisce nella rinuncia più rassegnata ed in fondo dolorosa: quella che porta gli aspiranti amanti a schermirsi in un atto di dolente abbandono di ogni complicità che, al contrario, pareva aver attecchito in modo perfetto.
L'incontro, nella Hong Kong in fermento dei primi anni '60, tra una avvenente, stilosa ed assai efficiente segretaria ed uno scaltro redattore, pure lui di bella presenza, che si ritrovano per caso ad essere vicini di casa, condividendo il chiassoso via vai che caratterizza i corridoi del palazzo popolare che li ospita ed i due si trovano a condividere - soli e quasi alieni da quel mondo sempre in fermento ed in fondo ottimista, si prepara a divenire una storia d'amore che, sulla carta, appare perfetta come perfetti sono i due splendidi e tristi giovani, sposi entrambi ma amche orfani di vite di coppia alla deriva, desolate.
Certi ormai di essere la parte soccombente delle rispettive loro metà, soprattutto una volta che il caso fortuito mette loro dinanzi le prove inconfutabili che non solo i relativi partner gli siano infedeli, ma che stiano addirittura vivendo una storia clandestina tra di loro, quasi uno sberleffo crudele ed ingrato di un destino amaro che accomuna i nostri due dolenti protagonisti.
Il film vive i suoi momenti più felici nelle splendide immagini al ralenti dell'incontro dei due mentre si incrociano nell'atto di andarsi a comprare il cibo tra i vicoki cittadini. Mangiare stipato in un pentolino che poi ognuno consumerà da solo, nella triste stanza che li accoglie sempre solitari, ma sempre con in mente l'altro mancato partner che non pare abboccare alle richieste di solidarietà che fanno parte di un sentimento condiviso ma incomunicabile.
Uno splendido valzer di Shigeru Umebayashi suggella il momento, rendendolo magico, mentre in altre situazioni la musica più folkloristica, parimenti seducente, seppur completamente estranea a quei luoghi, ad opera del grande Nat King Cole, riesce a far raggiungere al film ulteriori momenti di pathos indimenticabili.
Colori smaglianti, rossi infuocati per una passione che troppa reticenza ed elegante senso del pudore riescono a spegnere clamorosamente, vestiti da sogno che Maggie Chung - attrice divina qui più iconica che mai - indossa con la leggiadria di un cigno.
Non resta molto altro da dire o da ricordare di questo splendido gioiello cinematografico, se non forse che…
"Quando ripensa a quegli anni lontani, è come se li guardasse attraverso un vetro impolverato.
Il passato è qualcosa che può vedere, ma non toccare.
E tutto ciò che vede è sfocato. Indistinto".
Wong Kar-wai riesce meglio di chiunque altro, con questo suo stupendo "In the mood for love", a rendere vivo ed epidermico un sentimento che, dalla parte opposta del globo, certi altri riconoscono col nome di "saudade".
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