Regia di Rodrigo Plá, Laura Santullo vedi scheda film
Venezia 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
La psicoterapeuta: "Lo sai perché sei qui?"
Tom: "Perché sono un brufolo nel culo?"
Se c'è qualcosa che va storto si può star certi che ne capiterà un'altra peggiore. Elena, madre single, fatica a sbarcare il lunario e manda avanti distrattamente la baracca. Abbandonata dal compagno, che ha lasciato gli Stati Uniti per tornarsene in Messico in compagnia di una ragazzina, deve occuparsi di un moccioso dai lunghissimi capelli neri. Si chiama Tom e c'ho messo dieci minuti buoni per accorgermi del maschietto nascosto sotto quel pastrano riccioluto. Tom è ciò che può andar peggio per un'immigrata in California. Iniziata la scuola le insegnanti scoprono, infatti, che c'è qualcosa di anomalo nel suo comportamento. Tom soffre di disturbo di deficit dell'attenzione. Se avete un figlio che non sta fermo sulla sedia più di dieci minuti, mentre fa i compiti di scuola, immaginatene uno che non riesce nemmeno a sedersi. Quindi sì, Tom è un brufolo nel culo della madre che deve lavorare parecchie ore per racimolare i soldi che non arrivano dal Messico. Come ogni madre Elena non propinerebbe farmaci al proprio figlio a cuor leggero ma viste le difficoltà in cui versa la famiglia accetta di sottoporre il piccolo Tom alle cure necessarie per smussare gli effetti del ADHD. Il cocktail di farmaci rende il bambino meno aggressivo migliorandone il profitto scolastico. L'umore sembra trarne giovamento. Dal canto suo Elena può tirare il fiato con "un altro Tom" a casa, più riflessivo e tranquillo. Quando però si manifesta qualche effetto collaterale che forse provoca un incidente d'auto, di cui la donna è, per altro, responsabile, Elena, già agganciata da una famiglia appartenente ad un gruppo contrario all'utilizzo dei farmaci per curare disabilità psichiche, decide di sospendere il trattamento. Rimproverata dalle insegnanti, minacciata dai servizi sociali, Elena rimane sola ad occuparsi del bambino ritornato, nel frattempo, iperattivo e intrattabile.
Complici nella vita e nel lavoro Rodrigo Plá e Laura Santullo condividono per l'occasione anche la cabina di regia che nei precedenti lavori (tra cui i veneziani "Un mostro dalle mille e teste" e "La zona") era accredita al solo Plá. Ancora una volta Santullo si occupa della trasposizione cinematografica di un suo libro, l'omonimo "El otro Tom" di cui cura personalmente la sceneggiatura. Fedele alla propria linea il duo di artisti uruguaiani si cimenta in un racconto antispettacolare ed aderente alla realtà che si focalizza sul tema del trattamento medico dei bambini affetti da disturbi dell'apprendimento, senza tralasciare uno sguardo sulle difficoltà degli stranieri che vivono negli Usa, un paese potenzialmente ricco di opportunità ma anche complice della rovina di coloro che, abbacinati dal consumismo, vengono travolti da un sistema spesso fallimentare. Senza puntare il dito in una direzione piuttosto che in un'altra "El otro Tom" imbastisce una riflessione sul massiccio utilizzo dei farmaci nelle cure pediatriche o della scriteriata mancanza di interventi medici dovuti all'ignoranza, alla diffidenza o al plagio dei famigliari. Se da una parte si può contestare, forse, l'eccessivo dosaggio prescritto dalla psichiatra e la latitanza di una terapia psicologca, dall'altra i coniugi Plà/Santullo mettono Elena davanti ad un gruppo di persone che pur non avendo competenze mediche giocano un ruolo centrale nel dissuadere la donna dal continuare a curare il piccolo. È innegabile che gli americani
abusino di pasticche per trattare ogni malanno, dalla depressione al brufolo citato da Tom, intervenendo spesso sui sintomi anziché sull'origine dei disturbi, tuttavia non si può dire che il comportamento di Elena sia bilanciato quando dà ascolto alle posizioni scettico/oltranziste di chi abusa del "non uso".
Il film si mantiene in equilibrio sul filo leggero che imbastisce la storia e cuce l'ambiente privato con quello scolastico, la ricca famiglia americana con quella messicana, incasinata e instabile, gli Stati Uniti con il limitrofo Messico e così via. Fortunatamente Plà e Santullo non hanno l'ardire di risolvere le questioni descritte ma di proporne un'indagine che porti ad un dibattito. Rispettando questa linea il film non si conclude con uno cambio di consegne in un parco acquatico ma con la maggior consapevolezza del ruolo di madre da parte di Elena che nonostante gli errori commessi non rinuncia al proprio ruolo. Tom rimane Tom con tutte le sue criticità. Una maggior attenzione e cure più amorevoli, benché fondamentali e necessarie, richiedono un repentino ritorno a casa, alla quotidianità appena scalfita dal viaggio. E nuove e improcrastinabili decisioni sul futuro di Tom sono attese. Questa volta all'insegna dal buon senso e dall'equilibrio perché, si sa, la verità sta nel mezzo.
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