Trama
Interprete di mezza età specializzata nel linguaggio dei segni, Vera conduce un’esistenza articolata: moglie di un rinomato giudice, madre estremamente presente e nonna affettuosa. Tuttavia, la serenità della sua vita viene sconvolta dal suicidio del marito e dall’indesiderato, continuo e minaccioso arrivo di uomini che rivendicano la proprietà della loro casa di famiglia. Quando le tessere di un complotto criminale inizieranno a comporsi, il mondo di Vera si troverà in pericolo e sarà sul punto di crollare. Paura e sfiducia la obbligheranno a prendere in mano il destino della sua famiglia. Il film mette in scena il ritratto intimo e allo stesso tempo universale di una donna che deve affrontare la cruda realtà quando si scontra con le disparità di genere ancora profondamente radicate ai nostri giorni.
Curiosità
COMMENTO DELLA REGISTA
"Mia madre Vera aveva trentacinque anni quando divorziò da mio padre. Cresciuta nella Jugoslavia socialista, credeva nel sistema giudiziario. Per garantire la nostra eredità, si batté duramente in tribunale ma ne uscì sconfitta. Fu questa la prima volta in cui, misurandosi con i limiti di una società di cui desiderava far parte, capì che il sistema legale seguiva una dinamica fortemente patrilineare che, avendo storicamente discriminato le donne in merito a questioni come il diritto alla proprietà, le costringeva per tutta la vita alla dipendenza economica dagli uomini. Mi interessava sfidare il tradizionale tema dell’eroe maschile, personaggio il cui arco di trasformazione spesso non corrisponde all’esperienza delle donne e di altre figure emarginate. Allo stesso tempo ho cercato di non replicare il tropo della donna repressa e priva di obiettivi.
Il destino di Vera mette in luce una spietata società postbellica invischiata nella corruzione, in cui le donne possono essere solo un danno collaterale di uno sviluppo che non vuole ostacoli. Mi vedo come un’intima e curiosa osservatrice della vita di Vera; intenta a metabolizzare il dramma interiore della sua esperienza quotidiana.
La sottomissione di Vera mi mette a disagio e mi commuove allo stesso tempo perché sia il cinema che la letteratura hanno raramente, se non mai, ritratto le donne della sua generazione. Innumerevoli stereotipi vengono rappresentati nel loro nome ma come afferma Zadie Smith: “La prima generazione fa quello che la seconda non vuole fare, così la terza è libera di fare quello che preferisce”".
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