Regia di Eric Gravel vedi scheda film
Appena suona la sveglia, Julie deve affrontare la sua durissima giostra quotidiana. Lasciare i due figli da una signora che glieli tiene controvoglia, e le fa pesare ogni ritardo; raggiungere dalla periferia la città di Parigi malgrado i disagi causati dai costanti scioperi; e, una volta qui, lavorare freneticamente come cameriera in un albergo di lusso, avendo, anche, la responsabilità di coordinare il lavoro delle sue colleghe. Mentre i soldi scarseggiano, e l’ex compagno non risponde più al telefono, cerca di restare a galla e di trovarsi un altro lavoro.
L’incubo metropolitano di Full Time - A tempo pieno è dunque quello di una madre single che deve combattere, da sola, contro una società ostile, anzi una vera giungla ove fuori dalla logica lavoro-guadagno non sembra esserci né spazio né tempo per nulla, tantomeno per i sentimenti. Nessuno tende una mano alla protagonista, se si esclude qualche aiuto occasionale che - quasi sempre - va implorato e viene concesso come elemosina, non tanto per egoismo, ma quanto perché - dentro una società siffatta - è un lusso aiutare gli altri, un lusso che può costare caro. Di scena in scena, di fotogramma in fotogramma, dentro una luce fredda e invernale che avvolge ogni cosa, la vita di Julie si trasforma davanti a noi in un film dell’orrore, senza mostri o spargimenti di sangue. È l’orrore di una banale quanto devastante quotidianità.
Caparbia, ostinata, e pronta ad affrontare a muso duro l’amaro canovaccio, Julia rappresenta, però, anche un esempio positivo di resilienza contro le circostanze avverse; è l’eroina che non si arrende mai, che continua a combattere nonostante tutto, e alla fine, proprio per questo, può spuntarla. Pertanto, questo bellissimo film di Éric Gravel, non va inteso, alla fine, come un dramma assoluto.
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