Trama
Al centro della carriera e dell'esistenza di Ezio Bosso (1971-2020), che è stata quanto di più atipico si possa immaginare, sia per le vicende personali che professionali, c'è sempre stato l'amore per l'arte, vissuta come disciplina e ragione di vita. Nel film, il racconto è affidato allo stesso Bosso, attraverso la raccolta e la messa in fila delle sue riflessioni, interviste, pensieri in un flusso di coscienza che si svela e ci fa entrare nel suo mondo, come in un diario. La narrazione è stratificata, in un continuo rimando fra immagine e sonoro. Le parole dell'artista si alternano alla sua seconda voce, la musica, e alle testimonianze di amici, famiglia e collaboratori che contribuiscono a tracciare un mosaico accurato e puntuale della sua figura.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"La scelta di raccontare l’incredibile vicenda professionale di un artista così originale e appassionato a solo un anno dalla sua scomparsa è motivata dalla volontà artistica di ritrovare nelle parole degli intervistati una presenza, non un ricordo. I testimoni della storia di Ezio Bosso, infatti, parlano liberamente, in maniera emotiva e mai didattica. Le loro interviste sono monologhi ripresi con rigore compositivo e movimenti di camera puliti, per accentuare il senso di intimità.
Il film è policentrico, costruito su un accumulo di suggestioni sonore e sul continuo duetto voce/musica, fra i pensieri di Bosso e le sue composizioni. Momenti intimi e di grande amicizia dialogano con gli eventi più importanti della sua carriera, come per esempio l’esibizione al 66º Festival di Sanremo o l’intervento alla Conferenza sul patrimonio culturale europeo. L’eccezionalità dell’artista risalta sia in pubblico che nei momenti quotidiani.
Per contestualizzare il mondo di Bosso, abbiamo realizzato gran parte delle interviste in luoghi che avevano un legame con la sua vita. Per esempio, la Cantina Bentivoglio di Bologna, il Palazzo Barolo di Torino, L’Hotel Locarno di Roma, il pub e il ristorante che frequentava a Londra, il Teatro Comunale di Bologna, il Regio di Torino, piazza Statuto a Torino, l’Arena di Verona, l’Auditorium Santa Cecilia di Roma.
L’immaginario contamina il quotidiano con l’aulico, alla maniera tipica di Bosso: un ragazzo di famiglia operaia diventato polistrumentista, capace di passare dalla direzione dei Carmina Burana all’arrangiamento di un brano rap come Cappotto di Legno insieme a Lucariello. Parafrasando Bosso, noi la musica classica ce la immaginiamo in smoking, ma non era così. Ecco, il film si pone l’obiettivo di raccontare con la stessa leggerezza momenti forti, che illustrano l’autoironica ed estenuante lotta di Bosso con la malattia.
Come inesauribile ed estenuante è stata la sua lotta con la musica, con quegli strumenti che a ogni performance si prefiggeva di dominare grazie alla sua immensa tempra fisica e alla sua tecnica straordinaria.
Nel tentativo di realizzare un ritratto il più possibile completo dell’artista che trascende l’uomo, senza dimenticare le sue origini e, appunto, la sua umanità, abbiamo scavato tra i racconti di famiglia, tra le foto, gli hard disk e l’immenso catalogo delle edizioni musicali delle sue opere, svelando anche una composizione inedita realizzata ma mai pubblicata. Di tutto questo, molto ci sarà nel film e molto non ci sarà, ma speriamo che quello che arriverà al pubblico sia autentico, come autentico e unico è stato Ezio Bosso".
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Cosa dire di questo Documentario ?!?! Personalmente è un Pugno allo Stomaco vedere come una Malattia possa ridurre una Persona così viva e forte.Poi la Musica anche se non proprio di mio gradimento onestamente è in secondo piano ... ! voto.9.
commento di chribio1