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Captain Volkonogov Escaped

Regia di Aleksey Chupov, Natasha Merkulova vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Captain Volkonogov Escaped

di John_Nada1975
7 stelle

Come in una certa misura comprensibilmente, il cinema dei paesi latinoamericani, in particolare del Conosur, che sembrano o paiono non voler affrontare altro che storie e ambientazioni avvenute durante gli anni delle dittature anni '70-'80, il più recente cinema russo ha "(ti)scoperto" più che mai l''"evergreen" filone di successo ambientato negli anni dello stalinismo, che sia quello della ''Grande guerra patriottica", o degli anni successivi e finali del consolidamento del terrore 1946-'53, che delle grandi purghe degli anni 1933-'38, gli anni di "un'esecuzione al minuto, 24H", in ogni angolo e sottoscala, dell'immensa Unione.

 

"Le Capitaine Volkonogov s'est échappé" diciamolo subito è un film molto ben realizzato sia sotto la forma meramente fotografico-cinematografica e di un montaggio eccellente, che per il difficile aspetto di una relativa originalità, che come azione non unicamente derivativa di troppo patinato cinema action digitalizzato occidentale, e di troppo cinema russo anni 2000, nell'ambito di una visualizzazione della San Pietroburgo del 1938 che è certamente come a detta della stessa coppia di autori, molto debitrice al filone letterario-cinematografico della "Retro-utopia", e che quindi è veramente un peccato piegare forse un poco tendenziosamente e unicamente, ad un discorso di supposta critica anche al regime putiniano odierno della Russia contemporanea, come si legge da qualche opinione e critica "ufficiale".

 

E' quindi soprattutto un racconto d'azione e anche fantastico da non prendere però troppo politicamente, e seriamente, tipo l'Uomo tigre che si ribella e fugge dalla "Tana delle tigri", fantasiosamente declinato in un affascinante melànge russo con il cinema per alcuni aspetti indipendente occidentale, sui supereroi SENZA superpoteri che si rivoltano e cercano una (im)possibile fuga dal loro ordine malvagio e onnipotente di appartenenza, ai quali gli appartenenti dello storicamente inesistente nella realtà per cosi come è mostrato con le loro affascinanti tute-uniformi rosso sangue nel film, NKVD "Gruppo per la sicurezza nazionale" sembrano quasi appartenere. Sorta di pelati prometei cripto-omosessuali, dediti alla pallavolo in stanzoni settecenteschi enormi con arredamenti e lampadari di cristallo dal retaggio zarista, rituali di riconoscimento a testate reiterate e abbracci di lotta greco-romana, oltre che solerti e zelanti "lezioni su come giustiziare ll/la prigioniero/a, con un solo preciso colpo di revolver, alla base della nuca".

In quella che è una delle sequenze migliori del film con evidenti richiami almeno a "Il Cechista", e nella quale i prigionieri dalle grigio/marroni, orwelliane uniformi grigie imbottite così come anche i cittadini per le strade(a suggerire già visivamente che chiunque sia già in una società del genere "prigioniero" e per un nonnulla possa diventarlo, solo momentaneamente "a piede libero"), si sottopongono senza la minima resistenza ad essere soppressi, come le bestie al macello, rassegnati ma forse anche come "liberati", dalle "selettive torture" a cui sono stati solitamente sottoposti/e. Bambini e anziani compresi, come il finale di "liberazione" coincidente con l'anno di ambientazione della fine delle "grandi purghe", momentaneamente mostra.

Molto belle le sequenze con l'esecuzione corale e di ballo cosacco da parte degli NKVD in una festa di ricreazione alcolica, e sui belli e curati graficamente come quelli di testa, titoli di coda in versione moderna da Shortparis nell'album Hoboe Hoboe, del famoso canto popolare russo, "Plaine ô ma Plaine".

 

 

John Nada

 

 

 

 

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