Regia di Jan P. Matuszynski vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - CONCORSO
Nella Polonia comunista dei primi anni '80, ove vigeva ancora l'applicazione di una legge marziale solo formalmente abrogata, la vitalità di due studenti ventenni viene interrotta quando, per un banale scherzo molesto tra i due, costoro attirano l'attenzione dei vigilantes che, dopo un controllo scrupoloso, ne arrestano uno dei due perché si rifiuta di consegnare loro il documento di identità.
Portato in caserma, il ragazzo, già malmenato, verrà picchiato all'addome per far sì che non gli rimangano tracce di violenza evidenti sul corpo. Portato a casa malconcio, peggiora dopo che un medico del pronto soccorso lo dimette a seguito di un check-up sommario e distratto.
Il giovane, figlio della poetessa dissidente e nemica del regime Barbara Sadowska, morirà dopo poche ore tra pene e dolori indicibili.
Leave no traces racconta i forsennati tentativi del suo più caro amico, scampato a questa vera e propria caccia sadica, per rivendicare l'accaduto e denunciare i soprusi di quello stato dittatoriale iniqui e totalitario.
Al suo secondo film dopo l'apprezzato biopic The lady family, sull'eccentrico artista Zdzislaw Beksinski, torna in regia il bravo cineasta polacco Jan P. Matuszynski, con un film di denuncia di regime perfettamente calato nel clima liberticida in vigore in quegli anni difficili e complessi.
Un film dalla sceneggiatura forte, girato in modo corretto, forse un po' scolastico e senza particolari guizzi scenici, ma utile testimonianza veritiera di un malgoverno e di procedere ma vera e propria oppressione insopportabili.
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