Trama
Polonia, 1983. Nonostante sia congelata, la legge marziale imposta dalle autorità comuniste al potere con lo scopo di sopprimere la rivolta guidata dal movimento Solidarnosc, è ancora in vigore. Il 12 marzo Grzegorz Przemyk, figlio della poetessa Barbara Sadowska, viene arrestato e brutalmente picchiato: morirà dopo due giorni di agonia. Il solo testimone di quanto avvenuto è uno dei suoi colleghi, Jurek Popiel, che decide di non abbassare la testa e di denunciare il fatto. Inizialmente, gli apparati di Stato, compreso il Ministero degli Interni, cercano di insabbiare il tutto, ma quando 20 mile persone marciano per le strade di Varsavia seguendo il feretro di Przemyk, le autorità decideranno di usare ogni mezzo a loro disposizione contro il testimone e la madre del defunto per screditarli e mandare a gambe all'aria il processo.
Curiosità
COMMENTO DEL REGISTA
"I film sono uno strano tipo di specchio. Possono penetrare nelle pieghe più profonde dell’anima di una persona. Sia del protagonista sia dello spettatore. Ognuno può vedere un’immagine diversa riflessa in uno specchio, ed è in questa precipua caratteristica che risiede la bellezza del cinema. Questa è la libertà di cui abbiamo bisogno. Grzegorz Przemyk amava la propria libertà quando la polizia gli chiese di esibire la sua carta d’identità il 12 maggio 1983. Sapendo di non essere tenuto a mostrarla in quanto allora la legge marziale era stata abolita, non lo fece. Nessuno sa chi abbia inferto l’ultimo colpo fatale. Ha un non so che di kafkiano e ricorda altri casi contemporanei. La presenza di un testimone oculare è l’unica ragione per cui questa storia è venuta a galla.
Il film mi ha dato l’opportunità di passare in rassegna le molteplici prospettive del regime comunista della Polonia degli anni Ottanta. Uno specchio a più strati che bisogna cercare di non infrangere. Solo con il supporto del ricordo, possiamo sperare che questo non accada nuovamente".
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