Regia di Erik Matti vedi scheda film
Quando il sindaco di La Paz scompare con alcuni familiari e altri membri del suo entourage, un presentatore radiofonico vede molte delle sue illusioni politiche sgretolarsi tanto più le indagini lo avvicinano alla verità.
È come guardare un serial tv, On The Job 2. Erik Matti non vuole fare un film di genere e usare il suo paese come pretesto per intrattenere; ha piuttosto intenzione di dettare alcune delle malattie sociali delle Filippine, a proposito di un potere corrotto che non è morto con la morte del regime di Marcos. Il problema è che non ragiona sulla mentalità del popolo e sulle sovrastrutture più appropriate, preferisce attenersi a una serie immaginaria (ma non implausibile) di eventi che fanno capo a mandanti, omicidi e fake news, tutto ad opera di un qualche burattinaio ai piani alti.
Ecco quindi 3h30 di confronti serrati, splitscreen ultradinamici, con poca azione che non sia quella dei pianisequenza insinuanti nei party e negli uffici stampa. Il resto sono dialoghi e indagini con sviluppi e risvolti continui, la trama abbarbicata fra una decina di personaggi dentro e fuori la galera, dentro e fuori la sfera dei poteri ufficiali, dentro e fuori dalla legalità. E per quanto sia interessante vedere l’equivalente di una serie B (ingenuità di scrittura a piovere, enfasi un po’ ridicola) che però prenda a cuore le sue tematiche, è anche un peccato che l’energia degli ultimi 20 minuti, piuttosto serrati, non sia stata un po’ dispersa nel minutaggio, anche solo per far venire alla luce alcune contraddizioni sociali che il film dà per scontate, a partire dai social network visti con un candore e una fiducia che fanno anche un po’ ridere.
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