Regia di Joel Coen vedi scheda film
La tragedia dell’uomo che si autocondanna...
Joel Coen, senza la collaborazione del fratello Ethan, dirige questo nuovo, interessante adattamento filmico dell’opera di William Shakespeare dopo quelle di Akira Kurosawa, Orson Welles e Roman Polanski. Addentrando lo spettatore all’interno di quadri allucinati, geometrici e perturbanti tesi verso l’astrazione spettrale, soprannaturale e onirica, lo mette faccia a faccia con la corruzione dell’animo del protagonista, schiacciato dalla bramosia del potere, da una macabra spirale di violenza e follia, ma soprattuttoda un Fato cieco e insondabile.
La tenuta espressiva del film è raffinata ed elegante, grazie alla glaciale e livida fotografia in bianco e nero di Bruno Delbonnel in formato 4:3, all’accurato apparato scenograficodiStefan Dechante, alle stranianti musiche di Burwell che amplificano suggestioni mortifere: tutti gli aspetti formali sanno ricreare le atmosfere da incubo angosciante di una tragedia nonché l’anima di tenebra delle cupe vicende di un uomo convinto da un trio di streghe e da una moglie ambiziosa di essere il prossimo re di Scozia.
La lineare, precisa e complessa sceneggiatura, esaltata da questa speculare e allegorica confezione estetica da cinema espressionista tedesco, riflette tematicamente sul caso e sul destino, e narrativamente sulle derive psicologiche di personaggi consapevoli del proprio deterioramento fisico e interiore.
Denzel Washington è un Macbeth convincente, spaventoso nella sua progressiva trasformazione, e Lady Macbeth, interpretata da Frances McDormand (all’ottava pellicola diretta dal marito), è altrettanto credibile e agghiacciante.“The Tragedy of Macbeth” ripercorre fedelmente le tappe dell’opera di Shakespeare, segue un’impostazione apparentemente teatrale che serve a potenziare quella cinematografica, e alla fine sa affascinare e coinvolgere: lo stile, all’inizio glaciale, si fa sempre più impetuoso e devastante, dominata da polvere, ombre e nebbia, profondità di campo e volti, sangue e furore.
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