Regia di Gianluca Matarrese vedi scheda film
Gianluca e Bernard sono una coppia dall’amore libero, dai tratti BDSM, ma con loro vive il fantasma di qualche amore del passato di Bernard. E il rapporto sadomasochistico, solo alluso e poco mostrato, diventa un rapporto a tre fra i due protagonisti e la morte, e forse non c’è nulla di più sadomasochistico della memoria. Matarrese usa la cinepresa per raccontare una relazione senza nascondere nulla, e non si parla tanto di nudità e di sesso, quanto piuttosto di una nudità spirituale ed emotiva, che diventa un modo per esorcizzare una perdita, in particolare la perdita subita dal partner, Bernard, che Matarrese fa sua col procedimento cinematografico.
È vero che nella prima parte il film parte in sordina, perché fatti salvi i lampi di immagini bondage dell'incipit tutta l'operazione si concentra nel rimescolarsi - tra lettere, foto e documenti - dei ricordi di Bernard, che racconta con lo stesso pathos delle sue 'passioni proibite' i vecchi accadimenti più tragici della sua vita. Ma è nella seconda metà che il film spicca il volo, quando le parole si prosciugano e tutto diventa la cronaca di un trasloco e della quotidianità di Bernard. E le scelte delicatissime di Matarrese, compreso il racconto commosso della perdita del gatto Soso, dànno il via a un’ulteriore elaborazione del lutto e della perdita. Infatti i primi piani di Bernard, gli scatoli trasportati pieni di quegli stessi ricordi che conosciamo, le piogge e i cambiamenti stagionali, si riempiono di una forza invisibile traboccante, e lo stesso scambio epistolare per sms fra Gianluca e Bernard, evocato da delle scritte in sovrimpressione, assume un peso tutto nuovo, e documenta un amore fluido, gratuito e privo di gelosia. Ed ha quell’intensità che non si vedeva dal magico piccolo Être vivant et le savoir di Alain Cavalier (2019), commosso autoritratto in lutto fatto di piccole cose.
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