Regia di Helena Girón, Samuel M. Delgado vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 78 - SETTIMANA DELLA CRITICA
Anno 1492: la scoperta del nuovo mondo è alle porte, e il viaggio di Colombo con le sue tre caravelle fornisce l'occasione a tre disperati in fuga di sottrarsi alla pena capitale, imbarcandosi con il comandante genovese. Giunti nei pressi dell'arcipelago delle Canarie, i tre si dileguano tuffandosi dalla caravella che li accoglie e, portandosi via una vela, si apprestano a tentare di rifarsi una vita in quel posto ancora selvaggio.
Ma l'equipaggio li cerca, soprattutto per quel sopruso del furto della vela, che è un atto foriero di sfortuna e che motiva i marinai a riprendersi il maltolto.
In quei momenti una donna di mezza età soccorre la sorella che, in un momento di disperazione, forse applitta da pene d'amore a suo avviso senza soluzione, si getta da una rupe, ferendosi gravemente.
A fatica la soccorritrice la carica sul suo asino per condurla presso la grotta di una anziana guaritrice, incurante del fatto che la ragazza desiderava morire, e per questo andando contro al destino prescelto.
Volontariamente o per intervento altrui, entrambe le vicende tentano di beffare la morte riservando agli interessati un destino differente a quello che è scritto nel proprio destino. Attorniato da un paesaggio aspro che usurpa spesso il ruolo di protagonisti agli esseri umani coinvolti nelle due vicende, Eles transportan a morte è, dietro diretta dichiarazione degli stessi registi Helena Girón e Samuel M. Delgado, un film incentrato sul lutto e sul senso della morte che, pur ineluttabile ed inevitabile, tenta di essere raggirato da una umanità che non di arrende e si aggrappa ad ogni appiglio pur di evitare di finire nel precipizio, o che vi finisca una persona a loro cara.
Il risultato è un'opera affascinante, narrativamente complessa e tormentata, che riesce comunque a tradurre in modo efficace sullo spettatore il tormento dell'individuo messo alle strette da circostanze spietate che l'istinto tenta di affrontare pur nella consapevolezza della loro ineluttabilità.
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