Regia di Andrzej Wajda vedi scheda film
Operazione rischiosa, per Wajda, quella di portare sugli schermi un romanzo come "I demoni" di Dostoevskij. Innanzitutto condensare in meno di due ore un romanzo di una mole non indifferente, e in secondo luogo tradurre in immagini la complessità dell'originale dostoevskiano erano operazioni che richiedevano un lavoro minuzioso che la squadra del regista non è stata in grado di mettere in atto. Fatti fuori alcuni personaggi ed alcune vicende del libro, neanche lo sceneggiatore pluridecorato Jean-Claude Carrière riesce a farci capire quali siano veramente i demoni di cui parlava lo scrittore russo.
Uscito pressappoco nel periodo in cui dalla Polonia giungeva sugli schermi di tutto il mondo il "Decalogo" di Kieslowski, con il quale è inevitabile un confronto, seppure alla lontana, "I demoni" fa fare al veterano Wajda la figura del pivellino. Alla scarsa riuscita contribuisce anche un cast franco-polacco che non convince fino in fondo. Il migliore, secondo me, è Laurent Malet nella parte dell'ateo coerente fino all'ultimo Kirillov, ma se la cavano anche Radziwilowicz e ovviamente Isabelle Huppert. «Ma» come nota Tullio Kezich «Stavroghin, il demone numero uno, nell'incarnazione di Lambert Wilson sembra Dracula; la tedesca Jutta Lampe è truccata da Gelsomina e Omar Sharif fa la figura di un levantino che ha perso l'aereo».
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