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Wonder Boys

Regia di Curtis Hanson vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Wonder Boys

di Enrique
6 stelle

Grady “Tripp” (sic!) è uno scrittore in piena crisi creativa che si lascia coinvolgere in un “viaggio” spericolato, anche un po’ doloroso, certamente lisergico, ma necessario alla ricerca… di sé stesso. E della capacità (perduta) di ridefinire la propria scala di valori.

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Anche un buon romanzo, come la vita, pare, infatti, essere un dedalo di crocevia. Dove occorre prendere una direzione in luogo di un’altra. Dove, posto che non si può avere tutto, occorre capire cosa si vuole davvero; occorre tagliare il superfluo e scegliere ciò che dà senso a tutto il resto.

 

C’è davvero di tutto in questo Wonder Boys, nel bene e nel male. C’è la materia prima (un bel soggetto ed un buon cast, molto calato nella parte), ma ci sono anche tanti ingredienti "fuori posto", ognuno dei quali - di conseguenza - intento ad attenuare la forte fragranza dell’altro. Ingredienti ntenti a fare, di una commedia, una tragedia e viceversa. Senza dimenticare (ben più di) qualche punta di grottesco necessario a sdrammatizzare sciarade gravose, difficili da gestire giusta le asettiche leggi della ragione. Ma quelli sono i tipici impasse in cui o ci si desta o si affonda; o si affrontano le proprie paure o si lascia correre, nella speranza che tutto si aggiusti da sè, prima o poi (cioè mai).

Poi, però, ci si ricorda che lo spettatore sta ancora pazientemente aspettando l’happy end (dopo aver visto e - forse - accettato di tutto, da inizio film) ed allora sì che tutto va a buon fine, pur senza poter prescindere da qualche strappo. Ma meno doloroso del previsto (ovviamente).

 

Perchè le sliding doors dei romanzi, come quelle della vita, immettono ed espellono costantemente eccessi e superfluo, ma, alla fine, trattengono sempre (almeno nei film) l’essenziale.

 

Wonder Boys risulta, così, un’avventura a dir poco rocambolesca, ricca di frammenti di storie tanto strampalate d’apparire persino accettabili; storie che un’invisibile, capricciosa forza superiore si ostina (con autocompiacimento), dapprima, a sballottare a destra e a manca. E, poi, (diventata magicamente forza centripeta) a ricomporre; attorno a quel tradizionale focolare domestico che sa scacciare brividi di rassegnazione e scaldare il cuore.

Un film certamente guardabile, ma che fa di tutto per non farsi prendere sul serio (il che non è necessariamente un male, anzi).

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