Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Ex yuppie, ex scrittori in carriera che fino a dieci anni fa, nella New York dell’editoria o nella Pittsburgh dell’università, raccoglievano allori e soldi e oggi sono alla ricerca di un’ispirazione, una vocazione, una strada da percorrere. Michael Douglas è un professore universitario, autore di un bestseller e impantanato da anni nel secondo, infinito romanzo («Doveva essere un libro piccolo, 250, 300 cartelle», ancora incompiuto a pagina 2611), con un’amante (il rettore) matura e sposata e una moglie che l’ha appena lasciato. Ciabattante, in vestaglia di ciniglia rosa, barba non fatta, occhiali da presbite, “canna” sempre sotto mano, ha la parte più sciattona e più riuscita della sua carriera. Robert Downey è il suo editore, ormai travolto dai più giovani squali di città, con il bisogno disperato di un romanzo di successo e, magari, di un fidanzato. In mezzo, il “wonder boy” Tobey Maguire, allievo scontroso, bugiardo e fantasioso, con un talento inarrestabile per la narrazione («Con l’aiuto di un agente e tuo diventerà il nuovo Jean Genet», dice Douglas a Downey). Tutti a Pittsburgh, in una tre giorni di vite e battute intrecciate che ricorda vagamente i Coen, con più malinconia. Una bella commedia, dove si ama la donna d’altri, si divorzia e ci si risposa, si fuma, si fa l’amore tra uomini, con l’ironia autodistruttiva della vita vera e la verve e la finezza psicologica di una grande sceneggiatura. Che, tratta dal romanzo (presumibilmente autobiografico) di Michel Chabon, è firmata da Steve Kloves, regista del non dimenticato “I favolosi Baker”.
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