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The Eternal Daughter

Regia di Joanna Hogg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Eternal Daughter

di obyone
6 stelle

 

Tilda Swinton

The Eternal Daughter (2022): Tilda Swinton

 

Venezia 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Due donne, madre e figlia, giungono in un maniero che evoca l'infanzia aristocratica della più anziana e vorrebbe ispirare alla più giovane regista un racconto di memorie. Fin dall'inizio del soggiorno qualcosa nell'antica casa trasformata in hotel infastidisce le due ospiti. Una receptionist piuttosto sgarbata, una camera poco accogliente e un rumore sinistro di finestre che sbattono mettono in agitazione la più giovane, Julie, che si aggira insonne alla ricerca di una boule d'acqua calda e della soluzione al fastidio che le impedisce di dormire.

La regista britannica Joanna Hogg, nonostante una carriera di tutto rispetto ed alcuni film molto importanti che hanno partecipato ai principali festival internazionali, di cui questo "The Eternal Daughter" è il primo in concorso a Venezia, è pressoché sconosciuta alle nostre latitudini, tranne ai cinefili più incalliti. I film di Hogg non sono mai usciti nelle sale italiane e francamente non credo avrà miglior sorte il film interpretato per l'occasione da Tilda Swinton, star del cinema internazionale e collaboratrice di vecchia data della regista, chiamata a raddoppiare gli sforzi per tenere in piedi un film che oggettivamente vorrebbe indagare la psiche femminile, destabilizzata da un evento traumatico, ma finisce per mancare, almeno in parte, l'obiettivo. Per affrontare l'analisi psicologica della protagonista la regista ricorre a lunghe e rivelatrici conversazioni tra le due donne e, almeno in parte, agli stilemi del cinema thriller: finestre che cigolano ma apparentemente sempre chiuse, visite inaspettate, rumori sinistri. L'assenza di ospiti nella struttura inquieta ulteriormente le donne o, meglio, innervosisce la figlia che, a contrario della madre Rosalind, non cede all'uso dei farmaci per favorire il riposo (un indizio molto interessante su cui meditare ad aventi conclusi).

Il ricorso al mistero e al paranormale, da associarsi all'analisi dello stato psicologico della protagonista, è quasi un obbligo nel dimostrare l'evidente stato di alterazione della mente esaminata. Causa il ritmo lento non è, tuttavia, sufficiente a creare tensione, emozioni e coinvolgimento per la regista caduta in un vortice di apprensione e mancanza di stimoli creativi che a loro volta innescano una spirale di insicurezze e nevrosi. Il film pecca di eccessiva staticità nella sua forma teatrale e l'apparire di un fantasma dietro ad una finestra del pian terreno anziché provocare paura ed un escalation da brivido inspessisce il disappunto per l'evidente ritardo con cui si manifesta l'epifanica presenza spettrale.

Se il ritmo langue e la sceneggiatura è incerta nel dipanare il mistero della casa, lasciando più che altro ombre e rimarcando omissioni nella narrazione, Tilda swinton è, invece, sublime nel mostrare le sfiancanti insicurezze dell'artista, alla ricerca infantile dell'approvazione materna, alle quali la regista contrappone l'aristocratico distacco di una madre che trangugia pillole con l'altezzoso portamento signorile di chi non ha mostrato nulla di sé che non fosse una superiorità di rango acquisita per casata. 

Il film brilla nella multipla rappresentazione delle personalità e nell'antitetica rappresentazione delle due donne ma sul finale lascia più che altro insicurezze che risposte concrete. Il tête-à-tête tra due generazioni e due opposti modi di concepire il ruolo della donna è la parte più pregevole della rappresentazione vagamente autobiografica di Hogg. Il palazzo che delimita lo scenario del confronto madre/figlia ha confini certi negli interni e nel cortile in cui Julie passeggia col cane ma non ha limiti temporali e cerebrali. Che sia una visione cinematografica del dialogo tra madre e figlia, l'elucubrazione di una serie di pensieri mai espressi davanti alla vecchia Rosalind o una forma di momentaneo disordine psicologico, il drammatico confronto tra amore filiale e dovere di madre, tra fertilità femminile e la corrispondente creatività artistica sono l'oggetto del disquisire su cui la regista e la sua straordinaria interprete tessono un canovaccio rivolto a sollevare questioni piuttosto che a concedere risposte. Forse non pienamente riuscito ma senza dubbio da affrontare. Con un po' di pazienza e tanta ammirazione per un'interprete straordinaria e un'autrice di sicuro spessore.

 

Tilda Swinton

The Eternal Daughter (2022): Tilda Swinton

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