Regia di Joanna Hogg vedi scheda film
In Concorso a Venezia 79, il Regno Unito ha portato The Eternal Daughter.
La pellicola riunisce due amiche di vecchia data come la regista londinese Joanna Hogg, e la celebre ed ammirata attrice Tilda Swinton, a poco tempo di distanza dall’apprezzato dittico The Souvenir e The Souvenir – Part II, presentati entrambi alla Quinzaine del Festival di Cannes 2021.
In una buia notte invasa da una fitta nebbia, un taxi percorre una tortuosa strada di campagna fino a raggiungere un’antica dimora adibita a hotel.
Dal veicolo scendono una donna di mezza età, accompagnata dall’anziana madre e da un cane.
La figlia si prodiga ad effettuare il check-in nella struttura, precisando che tiene particolarmente al fatto che la loro stanza si trovi al primo piano.
La receptionist, professionale, ma anche fredda e risoluta, accontenta solo in parte le richieste della donna, che, tuttavia, stanca dal viaggio, concede una tregua almeno sino al giorno successivo.
Si scopre nel frattempo che la donna è una scrittrice, giunta in quel luogo per rivivere l’emozione di tornare ad abitare nella vecchia dimora materna, nella struttura che attualmente è stata riadattata come albergo.
Col passare del tempo, la nebbia non tende a diradarsi; anzi, pare che in essa si nascondano i segreti di un passato che la scrittrice non vuole rimuovere.
Ecco allora che proprio la nebbia si trasforma nel fenomeno più opportuno per far riemergere i misteriosi fantasmi di un passato rimosso. O, al contrario, costituisca l’occasione per far sì che svaniscano dalla vita della protagonista, rendendola forse finalmente padrona di sé e libera dai condizionamenti.
Il nuovo film della Hogg è un’opera che, alla pari di un film di genere (quale proprio non è) punta sulle atmosfere misteriose e suggestive come la casa antica sperduta nella nebbia più densa, per suggerire dinamiche che difficilmente potrebbero portarsi dietro spiegazioni razionali, nell’ambito di personalità turbate da fatti o vicende che il tempo non ha saputo definire o curare a dovere.
Meglio allora per lo spettatore, piacevolmente ingannato dalle nebulose circostanze, perdersi nell’atmosfera che pare uscita da un film dalle suggestioni gotiche di Mario Bava o di Riccardo Freda, ove la dimora al centro dell’ intricata vicenda, racchiude i segreti e la chiave degli incubi che affliggono i protagonisti.
The Eternal Daughter si segnala soprattutto per la sapienza e l’abilità con cui la Hogg, prima d’ora completamente estranea a queste situazioni degne di un film horror in piena regola, riesce a gestire queste suggestioni, trasformando in pathos tutte le incertezze e il fumo che annebbia e tiene distante la verità, allontanando lo spettatore dal dispiegamento di una verità compiuta, ma conducendolo lungo un percorso efficacemente carico di mistero.
Il film costituisce un’altra decisiva occasione per permettere a una grande interprete “senza età”, come appare da anni Tilda Swinton, di destreggiarsi in più di un personaggio, senza perdere in credibilità o creare disagio al contesto narrativo della vicenda.
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