Regia di Mathieu Kassovitz vedi scheda film
In teoria, col killer di montagna il thriller ci guadagna. In pratica, però, troppi svolazzi horror, una trama improbabile e un regista che dosa male la tensione fanno sì che tutto il film frani rovinosamente, travolgendo anche il duo di divi transalpini Reno-Cassel.
Il film si basa su una trama altamente improbabile, artificiosa e ingarbugliata. Il regista insiste troppo sugli aspetti più grossolani e raccapriccianti della storia ( lunghe inquadrature di cadaveri conciati in malo modo, pezzi anatomici in formalina, documentazione fotografica di varie malformazioni), pigia a lungo il tasto dell'orrore, crea furbescamente false piste, ma fallisce completamente quando deve rendere gli aspetti più fini della trama, o meglio, non ci prova nemmeno: non riesce a sfruttare adeguatamente il fascino inquietante dell'Università/fortezza della valle, sulla quale l'Annaud de "Il nome della rosa" o Dario Argento avrebbero basato la forza del film, non riesce a dare profondità psicologica ai due investigatori, si fa distrarre da aspetti secondari e addirittura incongrui alla trama, rovinando anche la tensione e il ritmo del racconto (cosa significano in una storia così cupa i battibecchi e le gags infantili dei due ottusi agenti che lavorano con Kerkerian?), e infine delude anche nelle scene d'azione, alcune delle quali andavano rigirate (non si poteva evitare, o perlomeno fare meglio, lo scontro nella palestra, nel quale si vede un po' troppo bene che tutti zompano e tirano calci all'aria lontani mezzo metro dal bersaglio ma poi crollano a terra sanguinanti, chissà, forse per lo spostamento d'aria?). Una curiosità: nel ruolo dell'oftalmologo Chernezè recitava il padre di Vincent Cassel, Jean-Pierre, di cui si ricordano con piacere le apparizioni in film come "Il fascino discreto della borghesia" e in un divertente "I tre moschettieri" degli anni Settanta.
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